Eventi e cultura
7 Febbraio 2020
Gulinelli: "Mostra particolarmente emozionante nel centenario della morte". Sabato l'inaugurazione con Bonaccini, Fabbri e presidente di Ferrara Arte

Previati ‘oltre la cornice’ in Castello prima dell’era Sgarbi

di Elisa Fornasini | 2 min

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“La sua visione tende all’infinito: alle volte persino esorbita dai confini della pittura”. Non è un caso che la mostra dedicata a Gaetano Previati nel Castello Estense, l’ultima prima del ‘monopolio’ della collezione Cavallini-Sgarbi, si sarebbe dovuta intitolare “Oltre la cornice”, poi modificata in un più pragmatico “Tra simbolismo e futurismo“.

“Una mostra particolarmente emozionante perché ricorre nel centenario della morte di un nostro concittadino illustre quale Previati” osserva l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli che sabato alle 18, in compagnia del presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi, del sindaco Alan Fabbri e del neo presidente della Regione Stefano Bonaccini, inaugurerà l’esposizione nell’ala sud e nei Camerini del Castello fino al 7 giugno.

“Il percorso espositivo è figlio della valorizzazione delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea avviato con gli Stati d’animo” spiega la curatrice Chiara Vorrasi nell’accompagnare i primi visitatori tra una settantina di dipinti e disegni, metà proveniente dalle collezioni civiche ferraresi e l’altra metà da prestiti significativi di collezioni pubbliche e private.

È il caso della tela Nel prato, concessa da palazzo Pitti, che rappresenta il suo “primo tentativo della tecnica nuova della spezzatura del colore, che dà l’impressione di una maggiore intensità di luce”. Così l’artista spiegò la tecnica divisionista di cui fu precursore, come constatato anche da Umberto Boccioni, in una sorta di punto d’incontro tra tradizione romantica, poetiche simboliste e ricerche d’avanguardia futuriste tra Ottocento e Novecento.

Ecco perché alcuni soggetti considerati ‘antiquati’ come le composizioni a tema storico o religioso vengono in realtà investiti da una ventata innovativa, “cruciale per l’evoluzione della modernità – riprende Vorrasi – come l’idea di concepire il quadro non come una finestra sul mondo ma come una rappresentazione che esce dalla cornice per coinvolgere i sensi, a partire dall’olfatto e dall’udito”.

Esempio simbolo della “vibrazione sonora” è il pannello Armonia o Sinfonia, che gli valse il titolo di “Wagner dei pennelli anziché delle note”, in parete nella terza sala insieme ad altri capolavori come Il sogno e Paolo e Francesca. Dai paesaggi idealizzati de Colline liguri allo studio della città moderna ne La ferrovia del Pacifico, il percorso espositivo si spegne insieme alla tragedia tutta ferrarese di Ugo e Parisina che ha avuto il suo drammatico epilogo proprio in Castello.

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