Nonostante il porto d’armi per difesa personale fosse scaduto già dal 2017, la Polizia lo ha trovato in stazione, appena sceso dal treno, con addosso una pistola calibro 9 carica e con anche un caricatore di riserva da 13 colpi. Si è messo in una marea di guai un 48enne ferrarese che, una volta fermato, ha anche cercato di negare di avere con sé una pistola.
La sua denuncia – per porto abusivo, per aver portato l’arma su un treno (dove non è consentito) e per varie mancate comunicazioni obbligatorie in materia di detenzione di armi, oltre che per aver detto il falso – è scattata in men che non si dica ed è stata figlia di un’attività di controllo che l’Ufficio di polizia amministrativa e di sicurezza della questura estense sta estendendo ad ampio raggio per verificare la correttezza dei tanti titoli detentivi e porti d’armi nel territorio ferrarese.
Nel caso in questione – come raccontato in conferenza stampa dalla dirigente Emanuela Napoli, dal commissario Andrea Trombetta, dall’ispettore superiore Edmondo Cirelli e da Andrea Santi – il porto d’armi dell’uomo (regolarmente detenuto per circa 15 anni per motivi legati al lavoro) era finito sotto osservazione perché mancava il documento medico d’idoneità psichica richiesto dalla normativa aggiornata. Oltre a verificare il mancato rinnovo del titolo, la polizia amministrativa ha notato che mancava il nulla osta almeno per la detenzione. Sentito le prime volte, l’uomo aveva dichiarato che la pistola e le munizioni erano custodite in una cassaforte nella casa di residenza. Ma i poliziotti sono andati sul posto e hanno scoperto due cose: che la cassaforte sicuramente non conteneva l’arma e che lui non abitava più lì, essendosi separato dalla compagna ed essendosi trasferito dai genitori.
Ecco da dove nasce il non casuale controllo in stazione. Negli uffici della Polfer ha provato ancora a dire che la pistola era nella cassaforte, ma i poliziotti glie l’hanno portata davanti e alla fine il bluff è stato scoperto, anche perché arma (una Beretta 84F calibro 9) e un caricatore li aveva proprio con sé, in un apposito marsupio. Il resto dei caricatori ritrovati erano invece in un cassetto nella casa dei genitori, di fatto incustoditi, cosa che gli è valsa un’altra denuncia.
Questo solo fatto, spiega la dirigente Napoli, “per il futuro costituirà motivo ostativo per i rilasci, perché conta moltissimo l’affidabilità del soggetto che i requisiti psicofisici”.
Il messaggio è chiaro: detenere un’arma (anche se ricevuta in eredità o trovata per caso) e richiedere un porto (per motivi personali, sportivo o per la caccia) non è una banalità e la legge va conosciuta e rispettata, va data comunicazione della detenzione alla questura o ai carabinieri e vanno chiesti i necessari permessi, con tanto di certificazioni di idoneità psico-fisica quando necessarie, per la sicurezza propria e altrui. E la Polizia è impegnata a verificare la regolarità di tutti i titoli con tutta la severità del caso.
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