Economia e Lavoro
6 Febbraio 2020
Diminuiscono chiusure e iscrizioni. Più imprese nei servizi. Ancora in contrazione commercio, agricoltura, manifattura, costruzioni e logistica

Calano le imprese a Ferrara, saldo negativo nel 2019

di Redazione | 4 min

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La Camera di Commercio di Ferrara

Sono 1.680 le imprese nate nella provincia di Ferrara nel 2019, 116 in meno rispetto all’anno precedente. A fronte di queste, però, 2.025 hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, 82 in meno rispetto al 2018. Il risultato di queste due dinamiche ha consegnato, a fine anno, un saldo tra entrate e uscite negativo per 345 imprese e, dunque, a fine dicembre 2019 lo stock complessivo delle imprese ferraresi ammontava a 34.803 unità. In crescita le società di capitali (+2,94%), che confermano un orientamento ormai consolidato anche tra i neo-imprenditori ferraresi che, per affrontare il mercato, si affidano sempre più spesso a formule organizzative più “robuste” e strutturate, mentre diminuiscono imprese individuali (-2%) e società di persone (-1,8%). Continuano, inoltre, le difficoltà del settore artigiano, dove le contrazioni non sembrano rallentare di intensità.

Questi i dati di sintesi (www.fe.camcom.it) della rilevazione sulla natalità e mortalità delle imprese condotta dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sui dati del Registro delle imprese.

Dal punto di vista dei settori, la più ampia riduzione si ha anche quest’anno nel commercio, con un saldo peggiore rispetto all’anno precedente (-168 contro il -138), seguono agricoltura (-165: valore più che doppio al confronto con il risultato del 2018 di -76) e manifattura (-51), seguita a poca distanza dalle costruzioni (-50). Segnali positivi dai settori dei servizi, in particolare da quelli cosiddetti misti, destinati ad imprese o privati, sociali o collettivi. In particolare, oltre alle attività immobiliari, aumenta il gruppo noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese. Segnali poco incoraggianti arrivano dall’artigianato, che chiude in rosso il proprio bilancio annuale (-155 attività) e vede tornare a crescere il numero delle cancellazioni. Tra i settori artigiani, negli ultimi dodici mesi hanno fatto meglio le imprese di noleggio e i servizi alle imprese (8 unità in più) e le attività di informazione e comunicazione (+5). In rosso le costruzioni (-67 in meno nel 2019), la manifattura artigiana (-52), le attività dei trasporti e magazzinaggio (-29) e, al contrario di quanto avvenuto lo scorso anno, le altre attività di servizi (-23). Aumentano le unità locali diverse dalle sedi (nel 2019 +69 unità), raggiungendo il valore di 7.565: poco più della metà hanno sede in provincia e tendono a contrarsi, mentre quelle che non hanno sede a Ferrara continuano a crescere più di quanto si riducono quelle locali.

Giovani, donne e immigrati Le imprese giovanili, pur rappresentando più di un quarto del totale delle iscrizioni (27,1%) e appena l’11% delle chiusure complessive, riducono la loro consistenza passando dalle 2.621 unità del 2018 alle attuali 2.530 (91 in meno, riduzione più contenuta rispetto allo scorso anno quando si è registrata una contrazione di -109 unità). Il saldo della movimentazione è largamente positivo (+231 unità, in linea con quanto rilevato nel 2018 +239). Per le imprese straniere, la differenza tra aperture e chiusure sempre positiva, risulta ancora in lieve rallentamento, segnando un +74 unità, quando nel 2018 il saldo era stato di +82, l’anno precedente +91, mentre nel biennio 2011-2012 l’ordine di grandezza è stato più che doppio. Mentre crescono le nuove iscrizioni, hanno iniziato ad aumentare più velocemente anche le cancellazione, passate dalle 258 del 2018 alle 294 dell’anno appena concluso. Continua così a crescere lentamente la loro incidenza sul totale, ora ogni 1.000 imprese registrate 91 non sono gestite da italiani, quando a livello regionale il rapporto è di 121 e in Italia di 101. Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, l’andamento della movimentazione registra anche nel 2019 un saldo tra aperture e chiusure negativo (-39 unità, sempre più contenuto rispetto l’anno precedente, quando è stato di -50 unità). La quota di imprese femminili in provincia rimane elevata, con un valore in crescita e pari al 23,0%, quota ancora superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna (20,8%) e in Italia (22,0%).

“Il lavoro – ha ribadito il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni – resta la vera priorità, la bussola di ogni nostro sforzo. Per questo l’impegno degli imprenditori a rendere più forti le loro aziende, a investire, a cercare nuovi mercati, a innovare, a migliorare la qualità dentro la fabbrica e l’impatto con l’ambiente esterno, è altamente prezioso. Le istituzioni devono fare la loro parte, ma a creare il lavoro sono anzitutto le imprese, e compito di chi riveste funzioni pubbliche è rendere più agevole la loro positiva attività e più favorevoli le ricadute sociali dei risultati economici. La più diffusa consapevolezza del bene comune – ha concluso il presidente della Camera di commercio – aumenta la fiducia e la sicurezza nella società. Abbiamo assolutamente bisogno di ispirare fiducia, e le imprese lo sanno”.

Tra le regioni, la crescita più sensibile in termini assoluti si registra, ancora una volta, nel Lazio (con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4%, il migliore tra le regioni), seguito da Campania (5.746) e Lombardia (+5.073). Sul fronte opposto Piemonte (-1.517), Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) sono le regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di imprese registrate mentre, in termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7%).

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