Politica
25 Gennaio 2020
Il critico d'arte chiude la campagna elettorale di Forza Italia in una piazza Trento Trieste gremita: "Vincerà il centrodestra con il 51%"

Sgarbi tra profezie elettorali e invettive contro gli avversari

di Redazione | 3 min

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Piazza gremita per Vittorio Sgarbi che ha concluso la campagna elettorale di Forza Italia con un comizio dai toni particolarmente accesi e a tratti dal carattere appassionato.

Ad apertura del discorso, un vero e proprio pronostico sulle elezioni regionali che il senatore ha definito “un voto politico che l’Italia non ha avuto a causa degli ultimi governi grotteschi” per cui “il centrodestra si attesterebbe al 51%, il centrosinistra al 43% e il M5S al 5%”. Con un tono quasi profetico, invece, l’idea che “ad aprile si tornerà a nuove elezioni perché al Senato i numeri della maggioranza sono in bilico ora che molti Cinque Stelle passeranno al Misto, alla Lega e in Forza Italia”. Sgarbi poi ha voluto dichiarare che voterà “come lista Forza Italia e con il voto disgiunto Marta Collot (candidata di Potere al Popolo, ndr) che si è dichiarata antifascista, anticapitalista e in difesa dell’ambiente proprio come lo sono io”.

Sono Vittorio Sgarbi, non sono una sardina, sono ferrarese, sono orgoglioso della nostra città”. È con questo incipit che il critico ferrarese ha voluto ribadire la sua identità invitando i giovani a “studiare ed essere orgogliosi di una città che non ha eguali”. I punti cardine del suo programma, infatti, sono tutti legati alla cultura e, per quanto riguarda Ferrara, Sgarbi ha rilanciato “una mostra di Banksy a Palazzo dei Diamanti, la riapertura di Palazzo Schifanoia e il riappropriarsi di Palazzo Koch” ma, come obiettivo futuro, “ridare dignità alla cultura candidando Ferrara a Capitale europea della Cultura nel 2033”.

Il critico d’arte, inoltre, non si è risparmiato sui suoi avversari a partire dal governo attuale “nato da uno stupro”, per poi passare al presidente del Consiglio definito “figlio di nessuno” a cui il senatore ha intimato di “andare in piazza a prendere voti così come avevano fatto Prodi e Berlusconi”.

L’invettiva poi è passata contro Di Maio, paragonato a una “merdina secca che non ha studiato e che deve tornare negli stadi a fare il venditore di patatine”. Il critico ha poi giustificato la nascita di Italia Viva “perché nasce da un partito morto”. Destinatari di altre critiche sono stati Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’istruzione, università e ricerca, di cui Sgarbi ha commentato la volontà di “togliere i crocifissi dalle aule per scambiarli con Mattarella” ponendo l’accento su quanto Gesù sia stato “un uomo importante nella storia”. Ultimo, ma non meno importante, Dario Franceschini, ministro ferrarese titolare del Mibact, “tornato al posto di prima perché gli piaceva fare il ministro” e ribatte tuonante “Io dovrei essere il ministro dei beni culturali, lui non ha vinto le elezioni, io sì”.

Nei confronti di Matteo Salvini, invece, Sgarbi ha giudicato l’episodio del citofono come “un gesto coraggioso” e che “ha suonato quel campanello per difendere i vostri figli dalla droga”. Ma anche per il capitano leghista arriva un consiglio spassionato dal critico d’arte: “Deve allargare la sua visione anche alla storia, alla bellezza e alla cultura”. Nei confronti del suo partito, invece, il senatore ha riconosciuto che “ha un’età fisiologica che lo allontana dai giovani, ma io voglio portare in Forza Italia un rinascimento di idee e cultura, votate dalla parte della bellezza”.

Non farei politica se i miei pensieri non potessero divenire azioni, non ho paura perché le idee sono la mia corazza e – conclude il critico d’arte – provate ancora amore per Berlusconi? Allora votate per Sgarbi, io lo porto dentro di me e anche davanti a me”.

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