Politica
25 Gennaio 2020
Il servizio della televisione di Stato britannica parla della città estense per spiegare il successo dell'estrema destra di Salvini

“Nazionalismo, paura, voglia di cambiamento”. La BBC racconta Ferrara e l’ascesa della Lega

di Redazione | 4 min

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“Nazionalismo, paura, voglia di cambiamento. Quello che sta succedendo qui, riecheggia oltre i confini dell’Italia. Una battaglia per il controllo, per l’anima politica e il futuro dell’Europa”. Questa volta è la BBC, la televisione di stato britannica, a parlare di Ferrara, in un servizio del reporter Mark Lowen che mostra l’ascesa della Lega e dell’estrema destra in città come paradigma di quel che potrebbe accadere in regione da lunedì prossimo e poi nel resto d’Italia e non solo.

Nel servizio compare e parla anche il vicesindaco Nicola ‘Naomo’ Lodi (su Facebook nei giorni scorsi aveva già rivelato con molto orgoglio l’essere stato intervista dalla BBC), che accompagna il giornalista nella Gad, “area chiave per capire – spiega l’inviato – come l’estrema destra possa sfondare”.

“Molti richiedenti asilo hanno messo a soqquadro diversi quartieri” gli dice ‘Naomo’ e poi, per il quartiere Gad: “Nei primi mesi abbiamo dovuto iniziare a liberarlo”. “Liberare da cosa?”, lo interroga Lowen, “liberare da un’occupazione abusiva di questi nigeriani che spacciavano. Qui era pieno”. E poi “vediamo adesso che scappano: sono spacciatori”, dice Lodi e insieme ‘rincorrono’ i soggetti che si sono allontanati verso le torri del Grattacielo.

“Non è razzista?”, chiede ancora Lowen. “Se vai vicino a una persona e questa scappa non è razzismo”, è la risposta.

La pensa forse diversamente una donna straniera, Rosalyn, intervista proprio in zona Grattacielo: “Non so cosa stia succedendo, forse non vogliono gli stranieri” racconta alla tv inglese e si mostra preoccupata per il proprio futuro e per quello di suo figlio: “Il nuovo partito (la Lega, ndr) sta cercando motivi per chiudere i negozi, così per due mesi il mio negozio è rimasto chiuso. È molto difficile, perché dovevo pagare l’affitto, le bollette del negozio anche quando era chiuso. Mi fa sentire minacciata. A volte mio figlio mi chiede perché viene sempre la polizia e io dico ‘non lo so’”.

Parla anche don Domenico Bedin, secondo il quale la Gad non è una zona “così problematica”, “semplicemente è abitata da cittadini di diversissime provenienze. La Lega ha sottolineato soprattutto l’aspetto della sicurezza e questo ha fatto molta presa nei confronti della città. Creare dei servizi per i bambini, per i giovani, per le famiglie è molto faticoso, è molto lento e non si vede molto. Invece il contrasto, il mostrare il degrado è molto più semplice, molto più facile”.

Tutto ora viene giocato per vincere le elezioni di domenica 26 gennaio, che potrebbero essere “un terremoto politico”. “La Lega ha vinto Ferrara e vince la Regione – dice ‘Naomo’ -, può vincere ovunque. Vinciamo l’Emilia e andiamo a vincere il Governo italiano”.

“Perché mette tutta la luce sull’immigrazione? È veramente creare la paura”, chiede Lowen. “No – è la risposta -. Uno dei problemi più grossi a Ferrara è stato proprio creato dai migranti. Negli ultimi anni è stato il primo problema, quello che ci ha fatto vincere è stato proprio questo”.

Il vicesindaco porta poi il reporter inglese in un negozio, da un’anziana commerciante che spiega perché la Lega ha vinto: “L’immigrazione a Ferrara è anche troppa, vengono in negozio da me chiedendo l’elemosina, non è giusto, perché se abbiamo degli italiani che han bisogno è più giusto aiutare gli italiani. Sono tornate delle malattie che erano anni che in Italia non c’erano”.

Una coppia di commercianti ammette di aver votato a sinistra in passato, ma di aver scelto la destra alle ultime elezioni “quindi – dice Silvia – speriamo in un cambiamento per Ferrara, per le attività. Credo che il successo di Salvini e della Lega dipenda anche da noi”.

Ci si sposta poi a un comizio proprio del leader della Lega in provincia (“mi sento il meno razzista del mondo”), contrastato dalla Sardine e si ritorna poi in città, in corso Martiri, dove una targa commemora gli 11 morti per mano nazifascista del 1943. “Questa non è solo una battaglia tra destra e sinistra – dice Lowen – riguarda la memoria, gli echi e le radici profonde”.  Sono quella della storia, che Luciano Bratti, veterano antifascista, ricorda, a partire dall’eccidio del Castello fino al senso della parola liberazione, di ‘liberare Ferrara’ o l’Emilia come promette spesso Salvini. Cosa pensa? “Che è un ignorante, se parlo con lui glielo dico anche che è un ignorante”.

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