di Cecilia Gallotta
“È una campagna surreale”. Così descrive Stefano Bonaccini la sua corsa per riprendere in mano la Regione, a una settimana dal voto nel comizio di chiusura della campgna elettorale a Ferrara. “Ho un’avversaria con cui non riesco a confrontarmi – esordisce -. Quando Salvini ha detto che candidava una donna, mi sembrava un bel segnale, ma poi l’ha oscurata facendo la campagna elettorale al posto suo”.
Fra i circa 500 volti presenti in piazza Verdi sabato sera, non sono mancati all’appello l’ex sindaco Tiziano Tagliani, accompagnato da quasi tutti gli esponenti della precedente giunta, nonché la senatrice Paola Boldrini, e, al fianco di Bonaccini, i candidati del territorio sia del Pd che delle liste a supporto.
“Una cosa riconosco a Salvini – rincara il presidente uscente -: il coraggio di essere sceso nelle piazze quando la Lega era al 4% ed era più la roba che la gente gli tirava addosso. Questo vuol dire che quando il vento tira avverso, non bisogna fermarsi. E i sondaggi non contano, così come non contano i selfie”.
Frecciatine a parte, l’obiettivo di Bonaccini è quello di puntare sul lavoro e sul clima, “perché mentre Salvini diceva di voler mettere un inceneritore per ogni provincia – sferza nuovamente – noi dobbiamo a puntare a toglierne laddove la raccolta differenziata è superiore al 70%”. Obiettivo 2030 con “il 40% in meno di emissioni”, dunque, e un “2035 con il 100% di energia rinnovabile”.
È poi ufficiale l’annuncio di “un trasporto scolastico gratuito, che possa dare una mano a chi vuole rinunciare all’auto privata e aiutare anche l’ambiente”. A proposito di scuola, fra le promesse di Bonaccini spunta anche “un posto all’asilo nido per chi ancora non ce l’ha, estendendo questa possibilità nei prossimi 5 anni, e creando così anche nuove opportunità di lavoro”.
Come non citare, durante il comizio, il supercomputer europeo Leonardo, che con un investimento di 120 milioni di euro “va nella direzione di portarci al quinto posto al mondo in quanto a competitività digitale. Perché la politica – afferma l’attuale presidente – deve investire nelle imprese, cosicché i nostri nipoti possano fare lavori che oggi ancora non esistono”.
Dopo aver snocciolato diversi Paesi, tra cui la Cina, “in cui vogliamo esportare la nostra pera, che equivale un miliardo e mezzo di consumatori”, Bonaccini si interroga sulle promesse della sua controparte, “che per il momento si limitano a voler togliere l’Irap e l’Irpef, non specificando esattamente da dove prenderebbe i soldi, ma lasciando intendere una privatizzazione della sanità pubblica”.
Il presidente uscente si appella anche a chi vota alla sua sinistra – dal Partito Comunista di Marco Rizzo, a L’Altra Emilia Romagna di Stefano Lugli, fino a Potere al Popolo della giovanissima Marta Collot – affinché pensino almeno alla possibilità del voto disgiunto.
“Se l’Italia somigliasse anche lontanamente all’Emilia-Romagna – è il saluto finale di Bonaccini – sarebbe un paese migliore”.
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