Politica
15 Gennaio 2020
Attesa la sentenza del ricorso al Tar, sedute prorogate fino al 30 aprile. Ok alle audizioni degli operatori delle case famiglia, riserve sulle testimonianze dei genitori

Minori, la commissione punta al “contraddittorio”

di Elisa Fornasini | 3 min

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La commissione consiliare di indagine sul sistema degli affidi dei minori chiude la prima parte dei lavori. In concomitanza con la scadenza, arriverà la sentenza del ricorso presentato dal Pd al Tar dell’Emilia Romagna. In attesa del verdetto, fissato al 16 gennaio, che determinerà la sospensione o il proseguo della commissione, il Comune si porta avanti e prepara la delibera di proroga da discutere nel consiglio comunale di lunedì.

Una proroga fino al 30 aprile per cercare di arrivare al “contraddittorio“, ovvero di “sentire altre linee di pensiero” come richiesto dai consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, e di porsi degli obiettivi tangibili per una commissione che altrimenti rischia di essere meramente informativa più che d’indagine.

Il primo step informativo non può comunque dirsi concluso, tanto che la presidente della commissione Catia Pignatti (Lega) è pronta a convocare in audizione il presidente del Tribunale dei Minori Giuseppe Spadaro e la dottoressa Paola Carozza che guida l’equipe multidisciplinare dell’Ausl.

Approvata la proposta di Dario Maresca (Gente a Modo) di sentire gli operatori che lavorano nelle case famiglia e nelle comunità educative per capire come funziona il controllo della qualità dei servizi e i punti eventualmente migliorabili nella convenzione, mentre ci sono riserve sulle testimonianze dei genitori a porte chiuse, un pallino di Federico Soffritti (FdI) che chiama in causa anche psicologi e avvocati per “sentire qualcosa di più rispetto ai dati”.

Deanna Marescotti (Pd) si dice d’accordo sull’invitare i genitori, assistiti dagli avvocati, per “raccontare il loro calvario, a porte chiusissime” e quindi toccare le corde emozionali dell'”umanità” di chi ha vissuto sulla propria pelle gli effetti dolorosi dell’allontanamento. Maresca è contrario sull’affrontare i singoli casi, ma è concorde sulla necessità di “sentire una voce dissonante come i contestatori del Cismai”, necessità di una “voce fuori dal coro in un percorso virtuoso e corretto” caldeggiata anche da Francesco Colaiacovo (Pd).

Ma le richieste sono molteplici: Tommaso Mantovani (M5S) propone l’analisi dell’approccio metodologico per capire “quando c’è di scientifico e quando di discrezionale dietro gli allontanamenti”, Paola Peruffo (FI) chiede di visionare la proposta di legge in materia di affidamento mentre Roberta Fusari (Azione Civica) pone dei paletti temporali, sollecitando di “non esagerare nel prolungare le sedute per cercare qualcosa che non possiamo trovare, con il rischio che non si finisca più”.

In apertura, l’assessore alle Politiche Sociali Cristina Coletti ha elencato le strutture autorizzate dal Comune che ospitano i bambini oggetto di allontanamento familiare, gestite da Cidas, associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e coop Airone: comunità educativa per minori “Il melograno” con 11 posti letto, casa famiglia per minori “Il piccolo delfino” con 3 posti letto, casa famiglia “Madre Teresa” con sei posti letto sospesi causa incendio, casa famiglia “Sant’Antonio da Padova” con sei posti, casa famiglia Betlemme con sei posti, comunità per gestanti e per madre con bambino “La nuova casa di Federica” con otto posti (4 madri e 4 minori fino a 12 anni) e la comunità educativa don Calabria con 21 posti per minori stranieri non accompagnati.

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