Lettere al Direttore
7 Settembre 2010

Fabio Pittorru, un ricordo, quindici anni dopo

di Redazione | 5 min

Fabio Pittorru, autore di gran successo di casa nostra, è scomparso quindici anni fa, ai primi del mese di settembre del 1995.

Facile associare il suo nome al mondo del cinema o a quello della televisione, come quello di alcuni altri cineasti ferraresi, coetanei, più o meno, che negli stessi anni di Fabio cercarono (e trovarono) fortuna nella capitale quali Florestano Vancini, di cui fu aiuto-regista per il fondamentale Delta Padano nel 1951, Onorio Dolcetti, Ezio Pecora, Renzo Ragazzi, Massimo Sani, di recente onorato a Ferrara in occasione dei suoi …primi ottant’anni e, soprattutto, Massimo Felisatti con cui tanto scrisse ‘a quattro mani’: la sua carriera, infatti, da nemo propheta in patria, ha toccato i sommi vertici, in ispecie, proprio in questi campi, ma, forse, non molti sanno che il grande amore di Pittorru per la sua città natale a cui sempre ritornava con trasporto, sfuggendo per un po’ alla seconda città natale, Roma, si è realizzato anche ‘su carta’.

Esplicitando quanto affermato, è grato ricordare che a  lui si deve la stesura drammaturgica  di tre copioni in lingua dialettale ferrarese, la sua lingua-madre,  «Al vastì blu – II vestito blu», «La tazìna ‘d cafè – La tazzina di caffé» e «II ciàcar dla zént – Le chiacchiere della gente» (un’altra opera scritta insieme con Onorio Dolcetti e poi proposta con uno pseudonimo ‘omnicomprensivo’, Amilcare Rossi Ludovici), interpretati, agli inizi, dalle compagnie più classiche di teatro popolare come l’antica ed ormai dimenticata Filodrammatica Estense – che recitava anche in lingua italiana –  di cui facevan parte calibri attoriali quali Maria e Bruna Zanella, Amleto Vaccari, Franco Pellegatti, Giannetto Maneo, Francesco Guidoboni, Ercole Azzari, Francesca Lampronti, ed a tutt’oggi rappresentati a Ferrara dai gruppi migliori, spesso a scopo benefico.

Pittorru fu anche un ottimo storico: come per Florestano Vancini, è doveroso ricordarlo, la Storia fu forse la passione sua più grande, applicata in più versioni, nel corso della sua varia e ricca professione

In questa veste egli stese, in maniera puntuale ed approfondita, anche biografie imprescindibili come quella di Torquato Tasso, del 1982 o su Agrippina Imperatrice, del 1986. Con un altro ferrarese, di cui già s’è fatto cenno più sopra, Massimo Felisatti, scrisse spesso a quattro mani soggetti e sceneggiature per film gialli e servizi televisivi.

Le loro ‘penne’ sono entrambe ‘responsabili’ di romanzi polizieschi come “Violenza a Roma” che, nel 1974, aveva vinto il premio «Gran Giallo Città di Cattolica» e da cui era stata tratta la nota e fortunatissima serie televisiva “Qui squadra mobile”, riproposta nel 2000 all’ultimo Mystfest, il cinefestival del Giallo e del Mistero che, in segno di omaggio e ricordo, mostrò l’episodio-pilota agli intervenuti, alla presenza di Massimo Felisatti.

Molto scrisse poi, Fabio, anche da solo, sia per il cinema che per la televisione, specialmente – inutile ripeterlo –  testi a carattere prettamente storico: suo è “Boezio e il suo re”, “Tecnica di un colpo di Stato – La marcia su Roma”, “Gli strumenti del potere – La seconda ondata”, “Accade ad Ankara – Operazione Cicero”, “Furto all’ambasciata austriaca – Accade a Zurigo” e “Mussolini ultimo atto”.

Storiche pure le sue ultime opere, risalenti ai primi anni ’90: “Ciano, i giorni contati”,  imperniato sulle dolorose vicende del crepuscolo del fascismo e La pista delle volpi, un noir metropolitano della Roma ai tempi dei Borgia, uscito in tre edizioni, nel 1992, nel 1996 e nel 2001.

Di tipica formazione umanistica — era stato, appena laureato, docente di lingua e letteratura italiana — aveva iniziato la sua professione cinematografica, come si diceva, con un altro grande ferrarese, Florestano Vancini, ai primi anni ‘50, anche lui allora esordiente, come aiuto-regista per il bel corto neorealistico Delta Padano, un testo tutto pervaso di sensibile pietas che narra le dolorose condizioni di vita degli allora abitanti del Delta del Po, tra Goro, Gorino e Scardovari, restaurato otto anni fa.

Un inizio tutto ferrarese, Delta Padano, un docu-fiction in piena regola in cui ideali ed autenticità di intenti, sicuramente anche relativi alla giovane età sia del regista, allora venticinquenne, che dell’aiuto Pittorru, addirittura ventitreenne, si ritrovano in un unisono collaborativi con alcuni maestri loro concittadini come Antonio Sturla, fotografo del film, da ricordare come il primo operatore cinematografico a tutto tondo di Ferrara, Benedetto Ghiglia, musicista d’elezione, autore della colonna sonora del film ed altri giovani come Onorio Dolcetti e Vittorio Passerini, sceneggiatori, senza dimenticare le belle voci off di Arnoldo Foà e di Goliarda Sapienza che narrano, per l’appunto fuori campo, la faticosa vicenda terrena riportata, chiudendo con una frase che la dice lunga: “…una storia semplice, soltanto una storia…”.

Poco dopo, Fabio Pittorru, inizia a …spiccare il volo e lo fa secondo le più classiche regole canoniche dei realisatéurs di cinema, lavorando a cortometraggi: Spiaggia sul fiume è del 1952, un anno dopo Delta Padano (aiuto-regista Renzo Ragazzi, scomparso recentemente, fotografo Anton Giulio Borghesi), otto minuti che parlano visivamente di una giornata della popolazione media ferrarese di allora che trascorreva le sue ‘ferie’ sulla spiaggia tipicamente nostra la cosiddetta giarìna, la spiaggia dei poveri, che si snodava lungo le rive del Po; dello stesso anno è pure un altro corto di nove minuti, Uomini contro il Po, girato ancora con l’aiuto di Ragazzi e la fotografia di Antonio Sturla per la Padus Film come il precedente, un documentario sullo sforzo ricostruttivo delle zone alluvionate. Nel mostrare i gorghi che si formano presso i piloni del ponte Pittorru riuscì a rendere, con lirica ispirazione, l’idea della forza e della violenza del Grande Fiume.

Ma il messaggio, non solo visivo, è e vuole essere di speranza: nelle campagne la vita ricomincia, la gente ritorna con il treno alla terra che aveva lasciato. Dovunque la vita riprende, i bambini giocano e vanno a scuola, ricomincia il lavoro nelle campagne.

Le speranze si riaccendono. Fiorisce la speranza di un migliore domani – glossa con fervore il commento a margine della pellicola…

Da alcuni anni il ricordo dell’opera di Fabio Pittorru è associato ad una moderna  iniziativa di grande civiltà e cultura: il suo testo su Agrippina Imperatrice è fruibile su supporto cd in formato mp3, letto per i non vedenti da Mirella Frigieri, grazie all’iniziativa di “Libro Parlato Lions”, un servizio totalmente gratuito a disposizione – da oltre trent’anni – di tutti i disabili visivi; un service della grande tradizione dei Lions, i ‘cavalieri della luce per i non vedenti’, come li ha denominati la cieca Helen Keller alla Convention Internazionale dell’Associazione Lions del 1925.

Maria Cristina Nascosi Sandri

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