Cinzia Fusi e Atika Gharib
Ci sono anche i genitori di Cinzia Fusi, la commessa di 34 anni uccisa dal suo compagno e datore di lavoro a Copparo e le figlie minorenni di Atika Gharib, la 41enne marocchina residente a Ferrara morta carbonizzata all’interno di un casolare a Castel d’Argile (Bo), nell’incendio appiccato dall’ex convivente, tra i beneficiari del sostegno della Fondazione vittime dei reati dell’Emilia Romagna.
I due femminicidi figurano tra le ultime 12 richieste accolte dalla Fondazione regionale oggi presieduta dallo scrittore Carlo Lucarelli, nata nel 2004 su iniziativa della Regione Emilia-Romagna, delle Province e dei Comuni capoluogo per offrire un aiuto concreto e immediato alle persone e alle famiglie vittime di gravi reati.
Tra i 29 casi esaminati nel 2019 che si sono conclusi con il riconoscimento di un sostegno economico da parte della Fondazione 19 sono legati proprio a episodi di violenza sulle donne da parte di partner o ex, di cui 6 per femminicidio. Poi ci sono altri tre casi di violenza sulle donne, che però hanno visto come protagonisti semplici conoscenti delle vittime o sconosciuti. C’è infine un singolo caso di violenza su minori, mentre le ultime sei istanze accolte riguardano rapine, lesioni gravissime e omicidi (2).
Per quanto invece riguarda la mappa regionale degli interventi nei primi undici mesi del 2019 gli aiuti hanno raggiunto tutte le province, tranne quella di Reggio Emilia. Nel dettaglio sei richieste riguardano Piacenza e altrettante Bologna. A seguire troviamo Modena, Ferrara e Forlì-Cesena, con 4 istanze accolte a testa; poi 2 per Rimini e Parma e, per finire, una istanza accolta da Ravenna.
“Dal punto di vista dei reati di cui ci occupiamo – spiega Lucarelli – il 2019 è stato per la nostra regione un anno particolarmente duro. Tantissime le istanze presentate, 43, di cui oltre al numero, colpisce il tipo di reato commesso: in ben 19 casi si tratta di violenza contro le donne e tra queste ci sono 5 femminicidi e uno tentato. La Fondazione non si è tirata indietro, stanziando con concretezza e rapidità gli aiuti necessari a risolvere situazioni che, come accade in ogni evento criminale, si allargano fino a travolgere, oltre alle vittime dirette, anche genitori, coniugi e figli. Un aiuto materiale è un segnale di vicinanza da parte delle istituzioni, proprio quando la violenza subita le porta ad avvertire un forte senso di impotenza e solitudine”.
“Schierarsi al fianco delle vittime è un dovere civico per le istituzioni – aggiunge il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – e proprio per questo abbiamo voluto la Fondazione, organismo unico nel suo genere in Italia, che da 15 anni offre sostegno e aiuto alle persone che hanno subito reati gravi e alle loro famiglie. È questo per noi un segnale di vicinanza e un modo concreto di aiutare le persone a rialzarsi in piedi e a riprendere in mano la loro vita. Vogliamo testimoniare così una solidarietà effettiva dell’intera comunità regionale, perché nessuna vittima deve mai, in nessun caso, sentirsi sola o, peggio ancora, isolata nell’affrontare tragedie così grandi. Un impegno che negli anni abbiamo voluto intensificare anche aumentando il sostegno economico della Regione che, per il 2020, conferma lo stanziamento di 150 mila euro per sostenere l’attività della Fondazione”.
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