Politica
3 Dicembre 2019
L'editoriale di Estense.com sul fenomeno che ha invaso le piazze d'Italia

Care sardine, ora diventate lucciole

di Marco Zavagli | 4 min

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Quanto durerà il tempo delle sardine? È la domanda che corre di bocca in bocca. I detrattori scommettono che arriveranno a malapena al 27 gennaio, giusto in tempo per sciogliersi nel ritorno al mare magnum dell’indifferenza che, tradotta in cifre elettorali, significa astensionismo.

Altri faranno di tutto per non dilapidare l’immenso patrimonio di voti che le piazze stracolme possono portare. Ma falliranno, non c’è una ideologia comune in questo movimento.

E alcune domande immagino se le porranno le stesse sardine. Basta un manifesto che inneggi a bellezza, ascolto, creatività e – aggiunta catodica del portavoce ferrarese Lorenzo Donnoli – amore? Basta ritenersi “un popolo di persone normali, di tutte le età” che amano le proprie case e le proprie famiglie, che cercano “di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero”; che mettono “passione nell’aiutare gli altri”?.

Non so se basta, ma è sufficiente. Oggi, triste dirlo, è sufficiente non rallegrarsi se un ragazzo di colore si getta sotto il treno. Eppure a Ferrara è successo. Oggi è sufficiente non denigrare l’avversario e opporgli l’unica violenza lecita, quella che la ragione usa agli uomini. Sta succedendo in tutti i dibattiti tra questi giovani e i politici che li contestano. Oggi è sufficiente dire la verità. Merce rara.

Per il futuro prossimo immagino che il grande banco che sta invadendo la penisola si dilegui a piccoli colpi di pinna, un po’ alla volta. Ed è il suo destino, disperdersi.

Ma un segno le sardine lo hanno già lasciato. Intanto contengono tanto Omega 3, che fa bene al cuore e fa bene al cervello. E di questi tempi la loro leggerezza corre come linfa vitale nelle arterie di edere ormai rattrappite su vecchi muri, come l’infinita armata dei nostalgici della sinistra che fu.

Le sardine però non devono morire. Devono trasformarsi. E, se devo fare un auspicio, vorrei si trasformassero in lucciole.

Le lucciole erano diventate simbolo di un’era secondo Pasolini. In un celebre articolo, lo scrittore di Casarsa scandiva le varie fasi del fascismo proprio in base alla scomparsa delle lucciole. Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, erano cominciati a scomparire questi piccoli coleotteri luminescenti.

Quella scomparsa segnava la trasformazione non solo dell’ambiente, ma di una società e di una cultura politica dominata ormai da “provincialità, rozzezza e ignoranza sia delle élites che, a livello diverso, delle masse”. Fanno gelare il sangue queste parole, scritte più di 40 anni fa. Già allora c’erano i segnali di un imbarbarimento che vedeva gli italiani diventare sempre più “un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale”.

E i potenti? “Delle maschere funebri. Continuano a sfoderare radiosi sorrisi, di una sincerità incredibile. Nelle loro pupille si raggruma della vera, beata luce di buon umore. Quando non si tratti dell’ammiccante luce dell’arguzia e della furberia. Cosa che agli elettori piace, pare, quanto la piena felicità”. Vi ricorda qualcosa?

In quegli anni bui Pasolini prevedeva “la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata”.

Ma quel pessimismo a un certo punto veniva interrotto da una luce, da un lumino. “Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come”.

La sardine hanno percorso a passi leggeri qualche tratto di quel sentiero. Ora devono diventare lucciole, per spegnersi una volta raggiunto l’obiettivo: quello di dare forza a chi si riteneva vinto, di dare entusiasmo a chi aveva rinunciato a una vita collettiva, di dare speranza a chi temeva di essere l’ultimo custode dei valori fondanti di una comunità.

Ci saranno altri Salvini, ci saranno altri mistificatori, ci sarà altro odio da colare bollente sulla schiena dei più deboli. Ma ora sappiamo che quando il buio è più fitto, quando si avverte il pericolo imminente di una caduta nel baratro, quando la società civile non trova quel sentiero ci sarà una lucciola, poi tante lucciole, poi mille lucciole a illuminare la via.

Oggi sono le sardine. Ieri forse erano i girotondi e il popolo viola. Tutte lucciole. Che non sono scomparse.

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