Economia e Lavoro
3 Dicembre 2019
I terribili dati elaborati da Cso Italy in occasione del World Pear Forum e le stime per i prossimi anni non sono positive

L’anno nero della pera: “Perdite per 267 milioni di euro”

di Redazione | 2 min

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Una perdita di oltre 267 milioni di euro nella produzione del nord Italia. È il numero, che pure è solo parziale, che certifica però come il 2019 sia stato un vero e proprio anno nero il comparto pera. La quantificazione è stata fatta da Cso Italy che ne ha parlato nella terza e ultima giornata del World Pear Forum tenutosi dal 28 al 30 novembre a Ferrara, in concomitanza con Futurpera.

L’introduzione è stata affidata a Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, che ha fatto una panoramica puntuale e completa della situazione attuale, alla luce delle difficoltà dovute all’invasione dell’insetto parassita di origine cinese e alla maculatura bruna, facendo anche una proiezione al 2022 dell’andamento del comparto.

La perdita oggettiva nel solo comparto pere nel Nord Italia, tenendo presente i danni economici sia in fase produttiva che in quella del post raccolta e dell’indotto, è stata quantificata da Cso Italy in 267,5 milioni di euro. Una cifra enorme che però non tiene conto del danno sociale provocato dal minor impiego di forza lavoro, quantificato complessivamente com pari a 337 mila giornate lavorative per l’intera campagna.

“Per il 2019 abbiamo calcolato una perdita di redditività alla produzione davvero pesante, pari 8.600 euro/ha, frutto di una produzione lorda vendibile (Plv) di appena 8.900 euro per ettaro a fronte di costi di produzione pari a 17.500 euro”, spiega Macchi.

Numeri deludenti che potrebbero segnare in negativo anche il futuro del comparto: facendo infatti una proiezione al 2022 per la sola Regione Emilia-Romagna, da dove proviene il 70% della produzione di pere made in Italy, si prefigura un calo del 18% della produzione di Abate, del 19% per Conference, del 13% per Kaiser e del 22% per Decana.

“Si tratta solo di stime – ha precisato Elisa Macchi – sintesi del numero di impianti che entreranno in produzione e dell’ipotesi di quelli che verranno abbattuti, realizzata in base al tasso di abbattimento registrato negli ultimi anni. Sono dunque percentuali che andranno verificate. Tuttavia, se le difficoltà evidenziate quest’anno non troveranno soluzioni veloci, o non ci saranno aiuti per superare questo momento critico, le proiezioni non solo potrebbero diventare reali ma addirittura la realtà potrebbe essere anche peggiore di quanto ipotizzato”.

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