Economia e Lavoro
1 Dicembre 2019
Raggiunti tutti gli obiettivi fondamentali della terza edizione che ha registrato un’ottima presenza di operatori del settore, l’8% dei quali stranieri, e 2500 partecipanti ai convegni tecnici

FuturPera 2019 si conferma il punto di riferimento per la filiera pericola

di Redazione | 4 min

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Stefano Calderoni e Albano Bergami

Il comparto pericolo ha scelto nuovamente FuturPera – Salone Internazionale della Pera come punto di riferimento per incontrarsi e confrontarsi sull’andamento del comparto. E da qui esce un fronte compatto, con le giuste risorse e la volontà di continuare a valorizzare una filiera che rimane un’eccellenza europea e globale. Anche i numeri hanno premiato l’impegno degli organizzatori, Ferrara Fiere e Congressi e Oi Pera, positivi a partire dalla presenza di 150 aziende fortemente innovative – il 30% in più rispetto al 2018 –  dall’ottima partecipazione degli operatori del settore, l’8% dei quali provenienti da tutti e cinque i continenti e dalle 2500 presenze ai convegni del World Pear Forum e agli incontri tecnici dedicati alle tematiche più rilevanti per il comparto.

Soddisfazione da parte degli organizzatori, a partire da Ferrara Fiere, del Gruppo Bologna Fiere Spa, che ha creduto nel progetto e ha scelto di trasformare la sede fieristica nel centro della pericoltura mondiale, come spiega il presidente Filippo Parisini.

“Sono particolarmente orgoglioso e soddisfatto dell’andamento di questa edizione che ha portato il mondo a FuturPera e Ferrara nel mondo – ha detto il presidente di Ferrara Fiere -. Si tratta di un evento che punta, infatti, a eleggere Ferrara come capitale mondiale dell’Agro – Valley. Aver realizzato un Salone di successo e in crescita rispetto alle precedenti edizioni è una sfida completamente vinta, considerando che fino a dicembre 2018 il nostro quartiere non aveva l’agibilità. Poi grazie ai soci di Ferrara Fiere, alla Regione Emilia-Romagna e al Comune di Ferrara sono stati investiti 5 milioni di euro per rinnovarlo e dargli nuova luce e vita”.

Anche Stefano Calderoni, presidente della società di scopo FuturPera, ha parlato di obiettivi pienamente raggiunti per questa terza edizione. “Dopo tre edizioni posso tranquillamente affermare che FuturPera è ormai un evento affermato e di successo. Un successo perché è il punto di riferimento di un pubblico composto da aziende agricole, tecnici e operatori del settore sempre più numeroso. E questo significa che il comparto non si arrende ed è venuto a FuturPera per trovare risposte e uno spazio per confrontarsi. Un successo per la presenza di buyer e operatori stranieri che vedono il Salone come una grande opportunità per scoprire i nostri prodotti e le nostre tecnologie produttive. E un successo perché attraverso l’offerta convegnistica siamo riusciti a coinvolgere un numero di esperti e ricercatori eccezionale, che hanno saputo dare prospettive e speranza al comparto. Ora stiamo pensando a un evento intermedio nel 2020, un convegno internazionale che aggiorni il settore sulla lotta alle fitopatologie e sulle prospettive di mercato. Un auspicio, invece, per l’edizione 2021 è un maggiore coinvolgimento degli altri settori produttivi del territorio, perché pensiamo che l’evento sia un’opportunità enorme per tutta l’economia ferrarese”.

Filippo Parisini

Molto soddisfatti anche i rappresentanti dell’Oi Pera, che in questi anni ha lavorato con impegno per ricompattare il comparto e ha trovato nel Salone uno strumento ideale per valorizzare la nostra pericoltura in tutto il mondo.

“Abbiamo lavorato molto, insieme a Cso Italy –  afferma Albano Bergami, vicepresidente Oi Pera – per dare agli operatori un’offerta convegnistica capace di dare risposte concrete alle maggiori criticità del settore e pensiamo di aver raggiunto l’obiettivo. Siamo partiti giovedì, con un’analisi della pericoltura australiana, credendo di indentificare in essa modalità produttive interessanti e applicabili anche alla nostra. Abbiamo poi continuato con un focus sulla lotta alla maculatura bruna, analizzando le diverse sperimentazioni di Università e istituti di ricerca, fino alle linee di difesa che la Regione Emilia-Romagna ha elaborato per il prossimo anno. Una capacità di ricerca e innovazione che è emersa anche durante il convegno sulla cimice asiatica. È risultato chiaro, infatti, che in Italia disponiamo del più alto livello di ricerca a livello mondiale, che abbraccia diversi campi: dal monitoraggio alle ipotesi di difesa con sistemi innovativi, dall’introduzione di parassiti antagonisti allo sviluppo delle tecniche di difesa passive, come le reti. Importante anche il convegno dedicato ai nuovi mercati, durante il quale sono stati annunciati i grandi passi avanti del protocollo di export verso la Cina, giunto alle fasi finali. Naturalmente – conclude Bergami-  continuano a permanere alcune criticità in ambito commerciale, primo tra tutti una disgregazione dell’offerta. Per questo serve un’aggregazione totale, non la divisione in piccoli o grandi gruppi strutturati, ma un’unità vera del comparto”.

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