Terre del Reno
28 Novembre 2019
Chieste condanne da 6 a 4 anni di reclusione per gli imputati di una delle più grosse (presunte) frodi legate alla ricostruzione

Truffa e riciclaggio di fondi post sisma, la procura vuole pene severe

di Daniele Oppo | 2 min

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Di nuovo in aula il processo per le presunte mazzette alla Motorizzazione Civile di Ferrara, scoperte dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections grazie al lavoro degli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale, dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di indagine, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 74 persone

Dosso. Sono pene severe quelle che il pubblico ministero Isabella Cavallari ha chiesto per i sei imputati di una delle più grosse (presunte) truffe ai danni dello Stato scoperte dalla Guardia di Finanza di Cento nell’ambito dei controlli sulla gestione dei fondi per la ricostruzione post sisma del 2012.

Cinque anni ciascuno per Gianluca Alberghini, titolare dell’azienda Far di Dosso, realmente danneggiata dal sisma e che per questo ottenne anche finanziamenti per oltre un milione di euro del tutto leciti, Cristiano Garutti e Stefano Anselmi, amministratori della Fenice Srl, società esecutrice di lavori in buona parte mai avvenuti secondo la procura e che avrebbe preso 730mila euro dalla Regione presentando fatture false. Per Anselmi, in realtà, pur non chiedendo l’assoluzione, il pm ha ‘auspicato’ la restituzione degli atti per indagarlo per riciclaggio.

Ed è proprio di riciclaggio che sono accusati gli altri tre imputati: Fabiana Borsari (Future Home Immobiliare, di cui “poi diventa socio anche Garuti”) per la quale il pm ha chiesto la condanna a 4 anni e 6mila euro di multa), Mara Vaccari (Immobiltre), anche per lei chiesti 4 anni e 6mila euro), e Filiberto Trevisani (Omnia srl) per il quale la procura ha chiesto la pena più alta di tutte: 6 anni di reclusione e 7mila euro di multa. Nelle loro società (e anche alla Info Fashion company, Infotext di Anselmi e alla Gar-Anse di Garuti e Anselmi) – tramite caparre versate per preliminari di acquisto d’immobili poi mai conclusi – sarebbero confluiti 389mila euro, ovvero l’ultima tranche dei 730mila ricevuti da La Fenice srl per i lavori post sisma dei quali poi si sarebbe persa traccia.

Un settimo indagato, Andrea Magri, accusato di truffa, aveva scelto il rito abbreviato ed era stato assolto.

L’udienza è stata aggiornata all’8 gennaio per le arringhe della parte civile e delle difese.

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