Manca una settimana alla discesa delle Sardine a Ferrara. L’obbiettivo quota seimila è affidato a un gruppo organizzatore locale composto da una decina di ragazzi. “Sei ragazze e quattro ragazzi, tutti ventenni” precisa il più ‘vecchio’ del gruppo, Lorenzo Donnoli, dall’alto dei suoi 28 anni.
“C’è chi è soccorritore per la Croce Rossa, uno è coordinatore locale dei Fridays For Future, altri studiano. Poi, attorno a noi, persone di tutte le età, dagli studenti delle superiori agli anziani”.
E sabato 30 novembre cercherete di replicare quanto avvenuto a Bologna e Modena. A differenza delle precedenti, però, Ferrara è già stata conquistata dalla Lega.
“Ferrara diventa simbolica almeno per due ragioni. La prima è che si manifesta in assenza di concomitanza con l’arrivo del leader leghista, anche se purtroppo ci sarà la concomitanza con la venuta a Ferrara di Roberto Fiore di Forza Nuova. La seconda è che è la prima città di piccole dimensioni a manifestare dopo grandi capoluoghi come Bologna e Firenze”.
Riuscirete a uscire indenni dalla prevedibile corte che vi verrà fatta in vista delle elezioni regionali?
“In piazza scendiamo senza bandiere perché non ci riconosciamo in questi partiti. Siamo stanchi di un confronto pubblico basato sull’aggressività e sulle bugie che soffiano sul fuoco dell’odio razziale, e tutto questo dietro la grande ipocrisia che vede l’industria bellica italiana scalare tutte le classifiche di produttività internazionale e le potenze occidentali continuare a sfruttare le ricchezze del continente africano. Vogliamo un dialogo pacifico, civile. E ribadiamo un punto irrinunciabile: l’antifascismo. In questo dialogo porteremmo le nostre idee di creatività. fantasia, serietà e concretezza”.
Come applicare creatività e fantasia alla politica? Proposte oltre la protesta?
“Non mi piace vederla come una protesta la nostra. È la volontà di innovare, di lasciare libero sfogo all’immaginazione. E comunque ogni piazza ha una sua particolarità. Non chiamateci quindi protesta, siamo anzi l’antidoto all’antipolitica. Siamo quei 200mila giovani italiani che ogni anni vanno all’estero e diventano immigrati per studiare o cercare lavoro”.
Tu sei rimasto in Italia.
“Sono stato in Spagna e Australia, poi sono tornato. Mi sono laureato in Storia e ho fatto un master in Managment dei beni culturali. Nella mia vita ho fatto mille mestieri, dal barista all’interprete, al contadino, al bigliettaio. Ho vissuto all’estero e poi ho deciso di rientrare perché se usciamo tutti finisce male, e non vogliamo dargliela vinta. E non gliela daremo. D’altronde se non abbiamo un lavoro fisso non potete farcene una colpa. Salvini è pagato dai contribuenti da 25 anni”.
Sempre Salvini nel mirino.
“È quello più abile e feroce nell’alimentare la paura. Noi opponiamo il divertimento alla paura”.
Su una televisione nazionale ti è stato chiesto se preferisci Berlinguer o Steve Jobs.
“Ho risposto che il tipo di produzione che colpisce i diritti dei lavoratori non ci piace. Mentre invece ci piace pensare, come disse Berlinguer citando Togliatti, che il parlamento deve essere lo specchio reale del Paese. Provate a pensare a quanti giovani, quanti poveri, quanti pensionati, quanti neri, quanti gay, quanti precari ci sono in parlamento. Ecco, capirete che qualcosa fa cambiato. E anche profondamente”.
Ci sono già detrattori che immaginano siate strumentalizzati da qualche partito o possiate esserlo.
“Non ha senso, chi lo dice dovrebbe farsi un esame di realtà. Semmai è il contrario: siamo noi a indicare la strada. Vogliamo innescare anche nelle forze progressiste e che si rifanno ai valori della Costituzione il rinnovamento”.
Tra gli organizzatori risulta anche il nome di Adam Atik, in lista alle passate elezioni comunali con Coalizione Civica a sostegno di Roberta Fusari, ex assessore della giunta Tagliani.
“Adam è un ragazzo di 22 anni che si è speso per una civica, non per un partito, e credo sia libero di scegliere come attivarsi per il bene della sua città. Non mi sembra proprio che si possa dire di lui che è un ragazzo schierato o ‘embedded’. Io non ho tessere di partito, ho solo la tessera dell’Anpi e non ho nessun problema a dire che sono di sinistra. Ma, ripeto, non mi riconosco in nessun partito e porto avanti una ribellione a questo modo di fare politica”.
Nella storia recente, gli esempi di movimenti spontanei nati nelle piazze non aiutano a immaginare una lunga vita per le Sardine. I girotondi, il Popolo Viola sono nati e morti in occasioni di ricorrenze elettorali. Il movimento che si sposta in banchi avrà un futuro anche dopo il 26 gennaio?
“Si vedrà. Lasciamo un po’ di suspense”.
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