Ferrara cardioprotetta: 50 defibrillatori alle Forze dell’Ordine
Una dotazione di 50 defibrillatori è stata consegnata alle Forze dell'Ordine, completando un passaggio cruciale per il progetto "Ferrara Città Cardioprotetta"
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Le frequenti accensioni delle torce all’interno del Polo Chimico di Ferrara destano preoccupazione nella popolazione e, nonostante le sintetiche rassicurazioni dell’Ifm (la società che gestisce le comunicazioni inerenti i fenomeni percepibili all’esterno della struttura), i Fridays for Future di Ferrara richiamano l’attenzione sull’aspetto dell’inquinamento e delle ripercussioni sulla salute.
I seguaci del movimento internazionale posto in essere da Greta Thunberg citano alcuni studi condotti intorno all’Ilva di Taranto, che “hanno evidenziato come l’incidenza di malattie derivanti da inquinamento industriale fossero maggiormente concentrate in quegli abitanti che risiedevano proprio nei pressi della fabbrica”, mentre a Ferrara “i dati resi pubblici riguardano solo la Provincia o l’intero Comune”. Si dicono dunque “sinceramente preoccupati dall’inquinamento atmosferico causato dalle polveri sottili prodotte da questi fenomeni di combustione localizzati” e chiedono che “gli stessi studi condotti intorno all’Ilva di Taranto sull’incidenza dei tumori nelle persone siano condotti anche sui residenti nei pressi del polo industriale di Ferrara”.
Una richiesta che arriva dopo aver osservato una torcia accesa al Polo Chimico nella notte dell’11 novembre, fenomeno che perdura dal 5 novembre. E non è l’unico fenomeno: “Stando a quanto comunicato dalla società competente (http://www.ifmferrara.org/
L’auspicio è che vengano introdotte misure più stringenti per migliorare la qualità dell’aria, tenendo presente che “gli effetti a lungo termine sulla salute delle persone non sono calcolabili e riassumibili nelle coincise quanto blande rassicurazioni fornite dalla società che gestisce le comunicazioni inerenti i fenomeni percepibili all’esterno della struttura”. “Nel 2016 – continuano – molti quotidiani locali hanno riportato che l’incidenza dei tumori sulla popolazione ferrarese superava persino quella registrata a Taranto dall’ormai tristemente celebre Ilva. Le analogie tra le due città, che condividono un polo industriale prossimo al centro abitato, sono chiare e inequivocabili. Le istituzioni non possono voltarsi dall’altra parte pur di non limitare la produzione, nascondendosi dietro la retorica dei posti di lavoro garantiti da tali stabilimenti”. Secondo gli attivisti del movimento, consapevoli che “puntare verso la conversione della chimica e dei bruciatori in altre attività meno impattanti non sia una questione prettamente e meramente ambientale, ma anche e sopratutto sociale e lavorativa”, vale il principio che “nessun operaio, di Ilva o Polo Chimico che siano, dovrebbe avere una responsabilità sociale e ambientale così grave sulle proprie spalle. Nessun lavoratore dovrebbe praticare la propria attività in un luogo insalubre e spendere i propri guadagni per far fronte alle cure proprie o della propria famiglia”.
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