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Diffondere la cultura del dono. La mission dell’Avis diventa itinerante tra le vie del centro storico estense per celebrare il 52esimo anno dalla fondazione in città. Una festa culminata sabato pomeriggio con il corteo partito dalla nuova sede di corso Giovecca, inaugurata venerdì, fino al municipio dove sono stati premiati i soci donatori.
Il clou è stata proprio la sfilata preceduta dalla Banda Filarmonica di Cona e dagli sbandieratori e musici della contrada Santo Spirito che hanno riempito di musica e colori il passaggio fino alla deposizione delle corone d’alloro in via Donatori di Sangue e al Monumento dei Caduti di tutte le guerre.
A marciare i gonfaloni delle varie sezioni della provincia e anche delle associazioni gemellate e consorelle da tutta Italia, alla presenza delle autorità cittadine.
Particolarmente intensa l’omelia dell’arcivescovo Gian Carlo Perego, officiata nella chiesa di Santo Stefano per una “celebrazione eucaristica che accompagna il cammino rinnovato dell’Avis nella nuova sede e ricorda coloro che in questi 52 anni di vita hanno creato nella nostra città una cultura del dono del sangue”.
Dalla “parabola che spiega la necessità della preghiera, fondamentale per far crescere la fede”, il monsignore riflette sul fatto che “anche la donazione del sangue credo sia nata dalla preghiera: dalla preghiera di tanti malati, delle loro famiglie, di medici e infermieri che hanno compreso come la donazione del sangue poteva salvare vite e hanno pregato Dio e i fratelli e le sorelle perché si aprissero al dono. Dalla preghiera è nato il dono ed è scaturita la vita per molte persone: uomini, donne, giovani, ragazzi, bambini”.
Preghiera, dono, servizio sono le parole che “si mischiano insieme nella storia della Chiesa e anche nella storia dell’Avis” e hanno generato nella nostra città un “popolo di persone che hanno organizzato la loro vita, il loro tempo, i loro interessi non indipendentemente dai bisogni, dalle sofferenze degli altri”.
“In ogni donazione del sangue sono contenuti i verbi ricordati da Paolo – è il messaggio dell’arcivescovo -: insegnare, cioè ricordare il valore del sangue per la vita di tante persone; convincere, cioè allargare il significato e l’importanza di questo gesto di dono; correggere, cioè cambiare un’opinione pubblica e una cultura egoista e individualista, che dimentica gli altri, la comunità, la città verso cui abbiamo tutti una responsabilità; educare nella giustizia, cioè richiamare che la donazione è un dovere di giustizia nei confronti di chi ha meno in termine di salute, di risorse e generare così pari opportunità, condivisione”.
L’augurio è che il “Signore vi accompagni nel vostro servizio e dai vostri gesti la nostra città impari e diffonda una cultura del dono. Di questo popolo di operatori di misericordia e di giustizia fanno parte anche i donatori di sangue: e di questo vogliamo ringraziare oggi il Signore”.
Dopo la messa, la 52esima festa sociale si è conclusa presso la sala consiliare della residenza municipale dove sono stati conferiti i riconoscimenti ai soci donatori più attivi per il bene della comunità.
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