L’uva e l’acciaio. Camilla Ghedini racconta Daniele Barioni
Lunedì alla Camera di commercio presentata la biografia romanzata del grande tenore copparese
Cos’è il talento? Ne siamo tutti dotati? Quando diventa illusione e inganno? Attorno a queste domande ruota L’uva e l’acciaio, la biografia romanzata di Daniele Barioni, edito da Giraldi Editore e scritto dalla giornalista e autrice Camilla Ghedini, con introduzione di Paolo Govoni, presidente della Camera di Commercio di Ferrara. E presentato in anteprima, lunedì mattina, in conferenza stampa, nella sede dell’Ente di Largo Castello alla presenza dello stesso Barioni e di Franca Orsini, vicesindaco di Copparo, dove Barioni è nato.
L’uva e l’acciaio, sarà disponibile da oggi, martedì 15 ottobre, in tutte le librerie e negli store on line. La presentazione in anteprima è prevista per venerdì 18 ottobre, alle 21, al Teatro De Micheli di Copparo, dove Barioni è nato. E la cui amministrazione venerdì sera gli conferirà la cittadinanza onoraria.
Luciano Pavarotti definì, Daniele Barioni, tra i tenori di un altro pianeta, capace di cose che in passato sono riuscite solamente a lui e a pochissimi altri.
Un dialogo immaginario tra il grande tenore di fama mondiale e un giovane artista. Una narrazione pensata non tanto e non solo per gli addetti ai lavori, quindi per gli amanti dell’opera, quanto per chi si interroga sul proprio valore e può vedersi riflesso nell’uno o nell’altro personaggio. Ci sono licenze di immaginazione, interpretazione. C’è l’attribuzione di riflessioni che tali sono nell’idea da lui trasmessa di sé a Ghedini, abituata a sondare i flussi di coscienza. Perché come spiega Ghedini nella prefazione, «ciascuno di noi, che lo riveli o meno, ad un certo punto della propria esistenza si domanda come lo vedono gli altri, cosa rimarrà dopo».
Ghedini, pur mantenendo l’ambientazione a Ferrara, dove Barioni oggi vive, ha lasciato ovattati ambienti, personaggi, nomi, date. «Perché si tratta di una storia italiana e internazionale, che potrebbe svolgersi ovunque». A confronto sono due mondi, due generazioni, due temperamenti. Tutto si snoda attraverso il concetto di sogno, nostro e altrui, «che spesso vogliamo raggiungere a costo di smarrirci, intimoriti dall’idea di deludere chi ha proiettato in noi speranze proprie. C’è la famiglia, che può farci volare o castrarci. La casualità. Il coraggio. L’ambizione». La biografia di Barioni diventa strumento «per riflettere sul concetto di successo, di carriera, che è tale solo se non ci snatura. Un inno alla costanza e alla determinazione, che diventano merito e orgoglio. Valori che oggi vacillano, quasi fossero accessori e non indispensabili».
Nell’introduzione, pone l’accento sul rapporto economia e cultura, di cui è fautore, Paolo Govoni, che ha presenziato alle interviste fatte a Barioni da Ghedini. Tutte ospitate all’interno della Camera di Commercio, a significare il valore che «attribuiamo alla cultura». «È stato emozionante partecipare alla stesura di un libro. Vederlo prendere forma, dalle interviste fatte di persona attorno a un tavolo, alla lettura del manoscritto in bozza, vedendo una dopo l’altra tutte le prove di impaginazione. È importante rimarcare quanto lavoro di precisione ci sia dietro un libro. Quante figure professionali vi ruotino. E questo mi ha confermato una volta di più che la cultura è impresa».
L’autrice devolve i proventi derivanti dai diritti di autore ad Ail (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma), sezione di Ferrara.