“Se domani ci fosse un altro campo nomadi farei alla stessa maniera: abbiamo lavorato bene, osservando tutte le norme e senza usare la forza, tanto che lo sgombero è diventato un progetto pilota da applicare in campi nomadi simili, come a Rimini e in due Comuni della Toscana che ci hanno contattato per sapere come abbiamo fatto a chiudere il campo abusivo”.
Si appunta la medaglia al petto, parlando di un modello da esportare e di una “vittoria per il bene di tutti“, il vicesindaco Nicola Lodi che ha convocato una “udienza conoscitiva sulle operazioni di chiusura del campo sosta di via delle Bonifiche” in una commissione consiliare che, a dispetto delle previsioni, non ha sollevato un grande dibattito.
Il Pd si trincera dietro le interpellanze presentate dopo il ‘ruspa-show’ e rifiuta le risposte orali in commissione perché vuole un responso scritto corredato dalle carte che attestino la regolarità della demolizione. D’altronde verba volant, scripta manent. E di parole ne volano parecchie, a partire dall’informativa del vicesindaco che intende “spiegare tutta la vicenda dall’inizio alla fine”.
“Tre giorni dopo l’insediamento, il 24 giugno, ci siamo recati al campo nomadi con Ausl, vigili del fuoco e assistenti sociali e abbiamo accertato una condizione disumana, una ghettizzazione, che ha portato il sindaco a emettere un’ordinanza contingibile e urgente a causa del rischio incendio e dei rischi per la salute di una quarantina di persone che per trent’anni hanno vissuto peggio degli animali” commenta Lodi.
Sono state convocate 47 associazioni di volontariato “ma solo una, l’associazione Franceschi di don Bedin a cui corrispondiamo le spese, ha offerto collaborazione. È stato quindi attuato lo sgombero e sono state ricollocate tutte le famiglie. Non c’era tempo di fare un bando e a costo zero, con le liberatorie degli occupanti, abbiamo demolito le strutture abusive per evitare una rioccupazione del campo: già la stessa sera polizia e carabinieri hanno fermato due rumeni che cercavano di entrare”.
“Ci siamo assunti la responsabilità di chiudere quel campo, ruspa o non ruspa, che comunque non ho guidato ma solo manovrato e infatti la polizia municipale non mi ha multato – precisa il vicesindaco – osservando sempre la legge, senza ‘snaturare’ le persone assistite. Anche la Regione ha detto che abbiamo lavorato bene e ha archiviato la pratica, invitando il Comune a prestare la massima attenzione al processo avviato. Altro che Sapigni che sapeva di una famiglia non censita e non si è assunta la responsabilità”.
Un processo che proseguirà con la bonifica, per la quale sono stati messi a bilancio 88mila euro, e monitoraggio delle famiglie trasferite che “ora hanno il dovere di camminare sulle proprie gambe; pagando acqua, luce e gas a loro spese, attraverso il reddito di cittadinanza o la pensione di invalidità”. Le spese mensili per la collocazione ammontano a 2950 euro con utenze intestate ai capi famiglia. Spesi anche 4mila euro per il trasporto delle casette verso Ca’ Frassinetta.
E dopo? “Sono preoccupato per quello che succederà fra sei mesi, non sono sufficienti per l’accompagnamento all’autonomia dei nuclei fragili che necessitano di un accompagnamento più puntuale con il coinvolgimento del volontariato” interviene Francesco Colaiacovo (Pd), sollevando la replica dello stesso Lodi: “Ci abbiamo provato, se questo progetto fallirà chiederemo ai nomadi di abbandonare le strutture, ma per sei mesi abbiamo il diritto e il dovere di garantire l’integrazione. Basta strumentalizzazioni, abbassiamo i toni e cambiamo marcia”.
“C’è la volontà di inserirsi in un contesto normale, l’ultimo esempio è di poter invitare un compagno di scuola a casa” racconta l’assessore alle Politiche Sociali Cristina Coletti che vede come punto di forza il fatto di “non aver trattato gli occupanti del campo come diversi, ciò ci ha dato la possibilità di costruire un rapporto di fiducia per la ricollocazione di 38 persone di cui 12 minori: tre famiglie a Monestirolo, due nuclei a Ca’ Frassinetta e sei nuclei collocati nel territorio cittadino, precisamente 17 persone attraverso la mediazione di Asp, altre 17 attraverso l’articolo 3, tre uscite in autonomia con risorse regionali e una persona inserita nel cohousing”.
Possibile tasto dolente, la scuola. “Tutti i minori sono stati inseriti nel percorso scolastico precedente – rassicura Coletti -: l’Ufficio Scuola ha rivisto il tragitto del pulmino per tre minori ma ci sono oggettive difficoltà per una bambina di Monestirolo che attualmente sta frequentando la vecchia scuola ma a gennaio cambierà istituto”.
Tutta la maggioranza plaude allo sgombero: per la forzista Paola Peruffo si tratta di “un’ottima cosa per far crescere i bambini in maniera diversa, mi hanno raccontato che a Serravalle un bambino ha rubato un mascara per la mamma”, per il capogruppo della Lega Benito Zocca “l’amministrazione merita un elogio per aver creato un ambiente più bello e più pulito, un’operazione eccellente visto che vivevano da incivili”, per il leghista Alcide Mosso “è inutile ripercorrere 30 anni di abominio ma il silenzio dell’opposizione dimostra la bontà della nostra operazione”.
Aldo Modonesi, Ilaria Baraldi, Davide Bertolasi e Dario Maresca si astengono dal dibattito, l’unico della minoranza a prendere la parola è il pentastellato Tommaso Mantovani che dice di non essersi opposto allo sgombero perché “i due sinti che ho incontrato mi hanno fatto capire di essere in attesa di un cambiamento”. E il cambiamento è arrivato, a che prezzo lo dirà il tempo.
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