Lettere al Direttore
10 Ottobre 2019

Non mancano i medici, ma gli specialisti

di Redazione | 2 min

I media continuano a dire che c’è carenza di medici negli ospedali ma le cose stanno diversamente, come ripetutamente denunciato dall’ANAAO (il sindacato più rappresentativo dei medici ospedalieri).

Oggi per vincere un concorso in ospedale occorre aver conseguito il diploma di specializzazione. E i posti delle scuole di specializzazione sono troppo pochi.

In parole povere, se un giovane si laurea in Medicina ma non riesce a specializzarsi, ha ben poche possibilità di lavoro.

Qual è dunque il problema? Al momento negli ospedali non mancano i medici, bensì i medici specialisti. Ma gli specialisti (cardiologi, ortopedici, pediatri, radiologi …) si formano grazie alle borse di specializzazione post-laurea. Di medici neo-laureati l’Italia ne ha oltre 20.000 disposti ad entrare in specializzazione. Ad oggi, dopo ben 7 anni di studi (6 + 1 anno per l’esame di stato) solo 1 medico su 3 ha la possibilità di continuare la carriera post-laurea.

In particolare quest’anno sono state attivate 8000 borse di specializzazione per più di 20.000 candidati. In questo modo oltre 12.000 medici non avranno la possibilità di proseguire nel proprio percorso. Di questi 1.500 ogni anno emigrano, ad un costo per il nostro Paese di oltre 225 milioni di euro. Altri rimangono bloccati in Italia in un limbo fra Laurea e Specializzazione in cui non possono né lavorare nel SSN (se non a gettone, e senza le adeguate competenze) né continuare a formarsi. E questi ogni anno si accumulano (in quanto ogni anno vi sono più laureati che borse) nel pool di persone che affronteranno il test di specializzazione l’anno successivo, aumentando il cosiddetto “imbuto formativo”.

Dunque è inutile aumentare il numero di persone che entrano a Medicina (in quanto come spiegato vi sono già 12.000 medici laureati bloccati fra l’abilitazione e la specializzazione), è necessario aumentare il numero di borse. E al di là del costo economico, continuando a perdere giovani medici neo-laureati, l’Italia soffrirà un costo sociale elevatissimo, perdendo giovani risorse fondamentali per il futuro del Paese.

Caro Prof. Zauli, è inutile aprire le porte ad un numero maggiore di studenti in Medicina (che rischieranno di non trovare lavoro, di avere un destino da sotto-occupati o di dover emigrare all’estero) se non si aumentano i posti disponibili nella scuole di specializzazione!

Gino Fabbri

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