di Lorenzo De Cinque
Un incontro colorato di rosa quello svoltosi nel pomeriggio di venerdì presso l’ex Teatro Verdi, che ha visto un dibattito sulle attuali battaglie portate avanti dai movimenti femministi. Preziosa ospite è stata sicuramente Agnieska Graff, scrittrice e attivista polacca, la quale ha riportato la sua esperienza insieme all’economista Marcella Corsi, della redazione di ingenere.it.
A sciogliere il ghiaccio con la platea c’è stato un intervento comico satirico di “U.G.O. comicità letteraria”, che ha intrattenuto tutti con un monologo appassionato dal titolo “Che tipo di femminista sei?”.
“Sono una femminista appassionata di antifemminismo” – questa la risposta della Graff che ha iniziato a parlare della sua storia in un Paese, come la Polonia, “dominato dal sessismo”. A rendere l’idea di questa frase è bastato ricordare a tutti come la Polonia, nel suo ingresso in Ue, abbia imposto una clausola che prevedeva il divieto di modifica da parte di Bruxelles di qualunque norma in materia di aborto.
“Tutto ha avuto inizio – racconta l’attivista – a metà degli anni ’90 quando il Vaticano reagì all’esagerato uso della parola “genere” durante le varie assemblee delle Nazioni Unite perché ciò avrebbe condotto alla rottura dell’ordine naturale delle cose”. Parole molto forti che oggi, nel 2019, fanno quasi rabbrividire. E ancora peggio, se si pensa che da questo evento si sia generata in tutto il mondo una vera e propria rete di associazioni anti-generiste e anti-abortiste.
“Tra le battaglie che portano avanti – ribatte la Graff – ci sono il rinnego, come definito da loro, della “bestia nera” dell’aborto, un tornare indietro sul divorzio, la fine delle ricerche con cellule staminali e un no netto alle unioni civili”.
Questi pensieri e atteggiamenti, in particolare, non hanno colore politico, sono trasversali e diffusi in tutto il mondo. “Al centro di tutto – specifica Marcella Corsi – c’è un’accentuata misoginia che vede come compito fondamentale della donna quello di essere madre, così come affermato dal politico Gandolfini”.
Ma la misoginia è frutto di un paternalismo radicato nel profondo della mentalità delle persone. Da qui alla violenza, il passo è molto breve. “Ho ricevuto centinaia di messaggi sulla mia mail in cui dicevano di volermi stuprare. Erano arrivati anche a odio e disprezzo nei confronti delle donne in quanto esseri umani. Il loro scopo era spaventarmi ma non mi sono fatta intimidire”. Queste le prime ripercussioni dopo che Agnieska ha iniziato a far sentire la propria voce.
Proprio ieri, inoltre, è stato l’anniversario del cosiddetto “Black Monday”, un giorno di protesta nazionale in cui in Polonia 200.000 donne sono scese in piazza a rivendicare i propri diritti. La Graff ha ricordato quei momenti di lotta comune che, negli ultimi due anni, hanno portato il movimento femminista a divenire un movimento di protesta dal basso contro la misoginia propugnata da un conservatorismo ultra religioso.
Un ambito in cui la disparità di genere è ancora molto profonda è sicuramente quello economico. “Infatti – spiega la Corsi – dietro la misoginia, ci sono politiche specifiche del mercato del lavoro che condizionano le scelte delle donne e che vogliono incrementare il tempo da loro passato a casa. Tra queste anche misure di sostegno economico le quali, destinate a persone con un basso reddito, non possono che andare soprattutto al genere femminile perché segregato in determinati settori di lavoratori a basso reddito”.
Il bilancio di queste battaglie appare ancora da risanare e in questo l’Europa può giocare un ruolo di primo piano. Purtroppo, però, è presente una certa avversione nei confronti della democrazia liberale “da parte di alcuni personaggi come Orban, Vox in Spagna e Salvini”. Questi atteggiamenti misogini, infatti, stanno scorrendo nelle destre di tutta Europa e, la cosa peggiore, è che attraggono molti ragazzi giovani.
“Si fa pressione su di loro, sulle loro ansie. Non odiano le donne ma l’immagine di un mondo ordinato, con al centro la cosiddetta famiglia tradizionale, è lusinghiera e confortante”. A questa retorica viperina, per la Graff, bisogna contrapporre slogan altrettanto carismatici.
C’è ancora tanto da fare per raggiungere una certa uguaglianza. L’ombra della “tradizione” incombe velatamente su tutto il mondo ma non per questo bisogna arrendersi. Le battaglie portate avanti da Agnieska e Marcella fanno parte di una guerra ben più grande, una guerra alla parità.
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