Attualità
4 Ottobre 2019
Augustina Armstrong-Ogbonna riceve il riconoscimento Politkovskaja: "Danneggia in particolare i poveri, nostra responsabilità denunciare costruttori senza scrupoli e aiutare gli ultimi"

Internazionale premia chi lotta contro i cambiamenti climatici: “Siamo tutti coinvolti”

di Elisa Fornasini | 4 min

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Un mondo che alza il cartellino rosso per difendere se stesso e una luna gigante che svetta sulle teste della gente in coda sul listone e in piazza Savonarola. I simboli della tredicesima edizione di Internazionale a Ferrara, rappresentanti dal logo dell’inimitabile libretto giallo e dall’installazione per Medici Senza Frontiere, richiamano l’attenzione dei tanti appassionati del festival di giornalismo che già da venerdì mattina hanno affollato il centro storico estense per assistere ai primi dei 122 incontri con 250 ospiti internazionali in atto fino a domenica.

“Per tre giorni è come sfogliare un grande numero reale della rivista” fa gli onori di casa al cinema Apollo il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro, per la gioia del sindaco Alan Fabbri che ha sperimentato una “ottima collaborazione con lo staff” e una “apertura verso il mondo per intercettare pluralismo, dialogo formativo e confronto tra idee rivolto soprattutto ai giovani, come dimostrato dalla presenza di un’intera classe del liceo Pascoli di Firenze”.

“Ragazzi che ci hanno svegliato e richiamato alle nostre responsabilità sull’emergenza climatica, filo conduttore di questa edizione” rimarca Chiara Nielsen, affiancata dagli storici partner Medici senza Frontiere, “che tra eventi su spazi umanitari e antiterrorismo celebra il ventennale della nostra campagna ‘Non chiediamo mica la luna‘ per l’accesso ai farmaci” interviene Gabriele Minetti; rappresentanza italiana della Commissione europea “che con la nuova presidente Ursula von der Leyen sta vivendo un momento epocale per ambiente, digitale ed economia sociale” riferisce Vito Borrelli; e Fondazione Unipolis che assicura, nel vero senso del termine, quella che Marisa Parmeggiani definisce una “finestra sul mondo a-generazionale“.

Il messaggio ambientalista per contrastare le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico è il punto di partenza e di arrivo del lavoro di Augustina Armstrong-Ogbonna, giornalista ambientale nigeriana che ha affrontato minacce di morte nel suo paese e asilo politico negli Stati Uniti, dove ha ottenuto una borsa di studio del centro Pulitzer, per aver raccontato le comunità rurali in Nigeria devastate dai conflitti e dal degrado ambientale.

Per sostenere il suo impegno e coraggio, la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci le ha consegnato il premio Anna Politkovskaja, conferito idealmente a tutti i “reporter ambientali che rischiano la vita per denunciare reati contro l’ambiente, le cui uccisioni (tredici in una decina d’anni) sono seconde solo ai reporter di guerra”.

E in effetti la lotta per la giustizia ambientale è una vera e propria guerra che Augustina ha combattuto sulla costa di Lagos, dove l’azienda Integrated Oil and Gas, di proprietà dell’ex ministro degli Interni nigeriano Emmanuel Iheanacho, ha estratto sabbia dal litorale per costruire una raffineria nella capitale commerciale, senza l’autorizzazione del governo e senza la valutazione di impatto ambientale.

“Tutti conoscono il Delta del Niger, uno dei siti più inquinati al mondo, ma le minacce all’ambiente arrivano da molte parti e hanno conseguenze devastanti: non è una fantasia ma una durissima realtà che può avere conseguenze anche su di voi, sulla pace di cui godete e sul mondo che non sarà più un bel posto” racconta la giornalista che, intervistata da Marina Forti, invita il pubblico ad immaginare “se un giorno vi svegliaste e scopriste che Ferrara non esiste più per l’impatto delle attività antropiche“.

È quello che è capitato ad alcune comunità rurali nigeriane, “costrette a subire danni alla pesca e all’agricoltura, a trovarsi acqua non più potabile e case che rischiano di crollare a causa delle estrazioni di petrolio e dragaggio in nome dello sviluppo, ma lo sviluppo di chi?” si domanda Armstrong-Ogbonna che per la sua inchiesta a Lagos ha ricevuto “minacce e intimidazioni da parte del responsabile dello sviluppo che non mi hanno fermata dall’indagare ancora più a fondo e dal pubblicare articoli scomodi”.

La ‘notizia del secolo’, questo il titolo dell’incontro, è che “il cambiamento climatico colpisce in particolare i più poveri e i giornalisti hanno la responsabilità di aiutare gli ultimi, di lottare contro le diseguaglianze, di denunciare i costruttori che non hanno alcuna coscienza verso l’umanità, di cambiare il punto di vista, non più eurocentrico – è l’ultimo appello di Augustina -.Quando ho chiesto perché il premio venisse consegnato proprio a me, mi hanno risposto che è per il mio lavoro in difesa delle persone. È il nostro lavoro e dobbiamo continuare a farlo, anche se purtroppo non posso tornare in Nigeria perché la mia vita è in pericolo”.

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