Spettacoli
25 Settembre 2019
Il documentario dell'artista cinese Ai Weiwei racconta l'enorme esodo umano che sta avvenendo negli ultimi tempi

‘Human Flow’, proiezione speciale al cinema Boldini

di Redazione | 2 min

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Mercoledì 25 settembre alle ore 21 verrà proiettato al cinema Boldini il documentario dell’artista cinese Ai Weiwei, intitolato Human Flow. La proiezione è a ingresso libero e rientra nel programma della 17esima edizione del Festival dei Diritti di Ferrara. Nel corso della serata, sarà presentata al pubblico la mostra fumetti realizzata nell’ambito del progetto “Voci Migranti”.

Oltre 65 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie case per sfuggire alla carestia, ai cambiamenti climatici e alle guerre. È il più grande esodo umano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il documentario racconta con grande espressività visiva, l’epica migrazione di moltitudini umane, mettendo in scena la sconcertante crisi dei profughi e il suo impatto profondamente umano. Girato nel corso di un anno carico di eventi drammatici, seguendo la straziante catena di vicissitudini umane, il film spazia in 23 Paesi tra cui Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e Turchia ed è la testimonianza della disperata ricerca, da parte di queste persone, di un porto sicuro, di un riparo, di una giustizia. Dal sovraffollamento dei campi profughi ai pericoli delle traversate oceaniche fino alle barriere di filo spinato che proteggono le frontiere, i profughi reagiscono al doloroso distacco con coraggio, resistenza e capacità di adattamento, lasciandosi alle spalle un passato inquietante per esplorare le potenzialità di un futuro ignoto.

Un film puntuale, presentato proprio nel momento in cui la tolleranza, la compassione e la fiducia sono più necessarie che mai. Questa intensa opera cinematografica esprime l’incontrovertibile forza dello spirito umano e pone una delle domande che caratterizzeranno questo secolo: riuscirà la nostra società globale a superare la paura, l’isolamento, gli interessi personali e ad accogliere l’apertura, la libertà e il rispetto dell’umanità? Weiwei chiede di non abbandonare l’empatia che ci rende (ancora) umani, ricordando che i principi enunciati dalle Nazioni Unite all’inizio di questo secolo, erano “dignità, libertà, eguaglianza e solidarietà”.

Il documentario testimonia il senso di smarrimento che accomuna la moltitudine di quelli che definisce i “dislocati” piuttosto che i migranti, mettendo poi l’accento sulla mancanza di accoglienza umana loro riservata da un mondo che, invece di creare più corridoi umanitari, alza steccati ed erige sempre nuove barriere, creando confini moltiplicatisi esponenzialmente rispetto all’epoca della caduta del muro di Berlino. Il regista sceglie di non mostrare l’impatto di questi esodi collettivi sui Paesi di arrivo per ribadire la migrazione come diritto umano ricordando, come fa una profuga nel documentario, che “nessuno affronterebbe la fatica e il trauma della fuga dalla propria terra se non nella speranza di raggiungere una qualche forma di salvezza”.

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