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22 Settembre 2019

Peggy Guggenheim, l’ultima Dogaressa a Venezia

di Redazione | 3 min

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“Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore.  Venire a Venezia o semplicemente visitarla, significa innamorarsene  e nel cuore non resta più posto per altro” (Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte).

Ad ormai quarant’anni dalla scomparsa, in Laguna, la fondazione che porta il suo nome con sede a Ca’ Venier dei Leoni, a Dorsoduro, celebra gli anni italiani della collezionista e mecenate, probabilmente i più belli della sua vita, se prestiam fede alla frase sopracitata.

E ad occuparsi di quella che è per davvero la storia di una stagione eccezionale, c’ha pensato traslata in una mostra da lei stessa curata è Karole P. B. Vail, l’attuale direttrice della Collezione Peggy Guggenheim (nonché nipote di Peggy, che era sua nonna) con Gražina Subelytė.
L’evento avrà inizio domani, 21 settembre per proseguire fino al 27 gennaio 2010, presso la Peggy Guggenheim Collection di Venezia.

Rammemora ed onora l’epopea veneziana della sua fondatrice, a quarant’anni dalla morte, avvenuta nel 1979, il ed a settant’anni dalla sua prima mostra a Palazzo Venier dei Leoni, attuale sede della Fondazione. Una passione, la sua, pressoché genetica, se si pensa che Peggy era nipote del mitico Solomon R. Guggenheim che nel 1937 avrebbe dato vita alla omonima fondazione destinata «a promuovere la comprensione dell’arte e fondare e dirigere uno o più musei» (a cominciare dalla famosa spirale – un simbolo per tutto il mondo dell’arte e dell’architettura – realizzata dall’immenso Frank Lloyd Wright ‘citato’ anche da Antonioni in Zabriskie Point con la Casa sulla Cascata) nella 5th Avenue di New York.

A quella stessa Fondazione, nel 1970, Peggy avrebbe deciso poi di donare il suo palazzo e successivamente, nel 1976, tre anni prima della scomparsa, le sue opere d’arte.

Circa sessanta le opere esposte: dipinti, sculture e lavori su carta, selezionate tra quelle acquisite tra gli anni Quaranta e l’ultimo anno della sua vita, fino all’ultimo, una collezione unica di artisti noti quali Jackson Pollock, Mark Rothko, Robert Motherwell, Jean Arp, Willem de Kooning, Alberto Giacometti, Costantin Brancusi ed altri meno noti ma non di valore inferiore tra cui Reg Butler, Lynn Chadwick, Kenzo Okada, Corneille, Franco Costalonga, Heinz Mack.

Presenti René Magritte con L’impero della luce e Francis Bacon con lo Studio per scimpanzé di Francis Bacon, per non citarne che due.

«Per me era importante commemorare e celebrare Peggy Guggenheim a 40 anni dalla scomparsa esponendo la maggior parte della sua collezione – ha dichiarato la stessa Curatrice, Karole Vail – Questo vuole essere un grande omaggio ad una straordinaria collezionista, un’opportunità unica per considerare la collezione con occhi nuovi e per ammirare opere meno esposte, riflettendo sul suo percorso di vita e su quello che rappresenta oggi per tutti noi l’enorme patrimonio che Peggy ci ha lasciato».

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