Codigoro. Due comunità, quelle delle frazioni codigoresi di Pontelangorino e Caprile, sono tornate simbolicamente a ricongiungersi con l’inaugurazione della passerella pedonale che attraversa il canale Ippolito. Ringraziando il progettista Stefano Maccapani, la ditta esecutrice Edilbenincasa e l’Ufficio Tecnico comunale, nel corso della cerimonia inaugurale il sindaco Alice Zanardi ha ricordato il significato profondo, intrinseco del ponte di collegamento stradale.
“Esso racchiude il senso profondo di appartenenza di una comunità, che intreccia legami di amicizia con un’altra comunità vicina. E’ la metafora dell’incontro, del confronto tra popoli, culture, mondi apparentemente distanti tra loro”. La nuova passerella, costata all’amministrazione comunale circa 70mila euro, è costruita in acciaio e materiali resistenti e risparmierà ai residenti di Pontelangorino e di Caprile un tragitto a piedi di oltre un chilometro, necessario sino a ieri per attraversare il canale Ippolito.
“Dopo un anno dalla segnalazione delle criticità riscontrate sulla vecchia infrastruttura pedonale, siamo qui oggi a sancire e a rimarcare il valore aggregante e identitario assunto dalla nuova passerella. Le comunità di Cich-Ciach e America, come ancora oggi sono ricordate – ha spiegato il sindaco -, molto affiatate tra loro, erano unite da rapporti secolari e dalla vecchia passerella costruita un secolo fa e con questa nuova infrastruttura quei legami atavici vengono vengono rinsaldati”.
Nel realizzare il nuovo manufatto, anche l’attraversamento pedonale è stato spostato in corrispondenza della passerella e si aggiunta una pensilina del bus prima non presente, per consentire ai passeggeri dei mezzi pubblici la salita e l’uscita in piena sicurezza. Per perfezionare la visuale, l’incrocio adiacente alla pensilina sarà dotato di un apposito specchio, che garantirà maggiore sicurezza ai veicoli in manovra.
Don Marco Polmonari ha impartito la benedizione alla nuova infrastruttura, mentre Lauro Beccari, cittadino di Pontelangorino, ha accennato alla storia della comunità, composta in prevalenza da contadini e allevatori, chiamata sin dall’inizio del secolo scorso “Cich-Ciach”, un nomignolo che evocava la pratica diffusa dell’attività venatoria.
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