“Dicono che il Crocifisso deve essere tolto dalle aule della Scuola… A me dispiace che il Crocefisso scompaia dalle aule scolastiche. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato…
Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. Vogliamo forse smettere di dire cosi?
II Crocifisso non genera alcuna discriminazione. È muto e silenzioso… La corona di spine, i chiodi, evocano le Sue sofferenze. La Croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano, con tanta forza, il senso del nostro umano destino. II crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo… Prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli: tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi… A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.
Così scrisse Natalia Ginzburg, atea dichiarata, in un articolo pubblicato il 22 marzo 1988 su “L’Unità” e significativamente intitolato “Quella Croce rappresenta tutti”.
Sottopongo rispettosamente al nostro Arcivescovo e a tutti coloro che esprimono dubbi e riserve circa la presenza del Crocifisso nelle scuole (o negli ospedali e negli altri luoghi pubblici) le laicissime parole di Natalia Ginzburg, che fu anche parlamentare comunista. Parole a cui mi associo senza riserve: anche a me “sembra un bene che i ragazzi…fin dai banchi della scuola” meditino sulla Croce e su ciò che essa rappresenta per la nostra civiltà e per l’umanità intera.
Alcide Mosso
Consigliere Comunale Gruppo Lega per Salvini Premier