Ultima meta per il rugbista Giulio Faggioli, scomparso all’età di 36 anni lo scorso 15 agosto dopo una lunga malattia, che ha richiamato centinaia di persone tra familiari, amici e compagni di squadra del Cus Ferrara Rugby nella chiesa di Monestirolo, troppo piccola per contenere la folla radunatasi alle 15 di lunedì per l’ultimo saluto a ‘Faggio’.
Grande commozione e partecipazione ai funerali del giovane atleta che, nonostante la terribile malattia oncologica che lo aveva colpito due anni fa, non ha mai perso la speranza e ha continuato a lottare fuori e dentro il campo di via Gramicia, fuori e dentro l’ospedale di Cona e il Sant’Orsola di Bologna.
Ed è stata proprio la speranza il tema centrale dell’omelia officiata da don Camille Lembi, il prete congolese che il 3 agosto aveva unito in matrimonio Faggioli e la sua fidanzata storica, Federica Fiorentini. La coppia è stata sposata per appena 12 giorni dopo 13 anni di relazione, uniti più che mai nel dolore di una malattia che si stava aggravando e che li ha spinti a suggellare il loro amore all’interno del Sant’Anna.
“Verso le 17.30 del 3 agosto ho avuto l’opportunità di celebrare il matrimonio di Giulio con Federica – ricorda il parroco – ma il 15 agosto il Signore ha deciso di richiamare Giulio e toglierlo dal nostro affetto umano per accoglierlo nella sua Gerusalemme celeste. Oggi sono ancora io ad affidare la sua anima al Signore misericordioso, che lo accolga nella sua dimora eterna dove non c’è sofferenza, malattia o morte”.
Don Camille ringrazia genitori, familiari e amici per “l’affetto grandioso verso il loro caro Giulio” e per la “speranza, perseveranza e fede dimostrati durante il duro momento della malattia” e rivolge un affettuoso pensiero alla moglie Federica, “ragazza salda nella sua fede, che non ha abbandonato suo marito e ha accettato volentieri di sposarsi nonostante la malattia che rischiava di far perdere la speranza: che Dio ti sostenga e ti ridia il centuplo di quello che hai perso”.
La lettura del Vangelo secondo Giovanni del brano dedicato alla Resurrezione è stata accompagnata dall’invito di “riconoscere la luce anche nei momenti dolorosi: si può vivere in modo rassegnato o nel modo che ha scelto Giulio, il quale ha servito gli altri, ha colto la bontà e la generosità e ha cercato anche di perdonare. Dobbiamo credere che la morte non abbia l’ultima parola”.
Il feretro – coperto dalle maglie delle tre squadre in cui ha giocato il rugbista: Cus Ferrara, Unione Rugby Bolognese e Reno Bologna – è stato accompagnato da un lungo applauso fino alla sepoltura nel cimitero di Monestirolo, il paese in cui ‘Faggio’ è nato e cresciuto prima del trasferimento ad Argenta, salutato anche da uno striscione della Curva Ovest e dal pallone ovale firmato da tutti i compagni di squadra, di vita e d’avventura: “Ciao Faggio”.
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