Attualità
5 Agosto 2019
Nomi e compensi dei membri del collegio di esperti che dovrà decidere sulle domande. Ma per vedere i soldi gli azzerati potrebbero dover aspettare ancora un anno

Rimborsi Carife. C’è la commissione, ma manca il decreto

di Daniele Oppo | 4 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Una scadenza saltata – quella del 26 luglio per inserire le domande sull’apposito sito web -, altri ritardi tecnici e il timore che i rimborsi si inizino a vedere solo piuttosto in là nel tempo, fra un anno, da giugno 2020. Quello dei rimborsi per gli azionisti e obbligazionisti delle quattro banche poste in risoluzione nel 2015, tra le quali Carife, e delle due banche venete sembra sempre più un percorso a ostacoli, con la meta che ogni volta sembra sempre più vicina, ma che ogni volta si allontana.

Manca il decreto. I risparmiatori sono infatti ancora in attesa che il decreto che determinerà la data a partire dalla quale si aprirà la finestra dei 180 giorni per inoltrare la domanda di rimborso alla Consap, la società del Mef che materialmente si occuperà dei rimborsi, prelevandoli dai conti dormienti. La sua pubblicazione arrivare a fine luglio dopo l’intoppo con il Garante della Privacy, ma pare ci siano altre questioni ancora da sistemare. La firma dovrebbe arrivare in settimana e, secondo Il Sole 24 Ore, la pubblicazione potrebbe avvenire nei giorni intorno a Ferragosto.

A quando i primi rimborsi? Si tratta comunque di un ulteriore slittamento dei tempi. “Trascorsi 180 giorni dalla data iniziale che sarà scritta nel decreto che verrà, saremo certamente a gennaio 2020”, afferma Enzo De Biasi, membro dello staff tecnico di Codacons Veneto. “Da qui – aggiunge – si arriva a giugno 2020. Consap ha già saltato la prima scadenza. La piattaforma di ascolto/confronto/dialogo con i truffati che avrebbe dovuto essere operativa già dal 31 luglio, ovvero 20 giorni dopo la pubblicazione del DM 11 Giugno (GU 135/2019) è del tutto off-line (in realtà è online con contenuti di carattere informativo, ma naturalmente non è operativa, ndr)”. Per De Biasi i tempi non saranno celeri anche perché bisognerà stabilire le priorità di rimborso per le domande sotto i 50mila euro e perché anche l’accredito avverrà per mano dei funzionari Consap e non direttamente dal Ministero.

Il tecnico di Codacons non sembra vedere di buon occhio proprio la società ministeriale: “Il Mef ha donato a questa società fatta in casa 12 milioni e 500 mila euro (che è il costo di gestione massimo per l’operazione, con fondi prelevati dal Fir, ndr), ovviamente senza gara e senza valutazione, e questa ‘eccellenza’ ministeriale non è stata in grado di adempiere a quanto prescritto, dovuto e saputo fin dai tempi della finanziaria. I truffati? Le loro associazioni? Sopportano e si lamentano, però restano sempre fiduciosi, contenti e plaudenti”.

I costi di Consap. La critica di De Biasi si fonda sui rilievi che la Corte dei Conti ha mosso a giugno proprio al Mef in merito ai costi della gestione Consap del fondo alimentato con i rapporti dormienti, che “non appaiono giustificati in relazione sia al numero delle unità annualmente assegnate, sia alla relativa percentuale lavorativa di ciascuna di esse”. Al punto che “i notevoli costi del servizio affidato hanno favorito un esborso di denaro pubblico che avrebbe dovuto essere destinato, per volontà del legislatore, alle vittime di frodi finanziarie e che, ad oggi, secondo quanto comunicato dal Mef, non ha ancora avuto una tale devoluzione”. La stessa Corte, peraltro, chiedeva anche celerità al ministero, rilevando come “le somme confluite nel Fondo pur potendo essere destinate al rimborso degli aventi diritto che ne facciano effettivamente richiesta, non legittima il Ministero a tenerle congelate dal momento che il rimborso è una condizione, se pur soggetta al termine prescrizionale, non prevedibile nel suo avverarsi; appare abnorme che le risorse destinate dal legislatore, prioritariamente, ad indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie, siano inutilizzate per un tempo indefinito realizzando in tal modo un doppio danno per le vittime sia in termini di frode subita che di aleatorietà nel risarcimento”.

La Commissione tecnica. Se la gestione Consap sembra costare molto già di suo, c’è poi il capitolo dedicato alla commissione tecnica. Il 4 luglio il ministro Giovanni Tria ha firmato il decreto che nomina i membri, ma la sua pubblicazione è stata effettuata solo qualche giorno fa. In realtà è stato pubblicato solo online, sul sito del Mef, mentre in Gazzetta Ufficiale si fa solo un richiamo al comunicato stampa: lo stesso decreto stabilisce però che vada pubblicato in Gazzetta.

In ogni caso, la commissione tecnica sarà presieduta da Gianfranco Servello, il cui compenso sarà di 30mila euro lordi all’anno, più 300 euro lordi come gettone di presenza per le riunioni. Il vice sarà l’avvocato Salvatore Messineo. Gli altri membri sono i professori Rosa Cocozza, Fernando Greco, Ugo Malvagna, Salvatore Providenti, Maddalena Rabitti, Anna Scotti e Salvatore Sica. Per loro il compenso lordo sarà di 20mila euro all’anno, più 200 euro come gettone di presenza per seduta. Per chi non risiede a Roma è previsto anche il rimborso per le spese di viaggio, vitto e alloggio. Rimarranno in carica “fino al completamento dell’attività prevista”, e si spera non si tiri troppo per le lunghe.

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