Indiscusso
15 Luglio 2019

Non è un paese per giovani

di Marzia Marchi | 3 min

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Calcio e movida: ultime chance per il rilancio di una piccola città di provincia. Ricatto assicurato per amministrazione di qualsiasi colore. Resa al mood dei primi decenni del secondo millennio. Generazione Millenians cresciuta tra il digitale e il virtuale, per la quale la sostanza equivale alla forma o meglio la forma equivale alla sostanza. Pochi sogni e scarsamente realizzabili. Futuro con deadline al 2030, presente da vivere secondo per secondo, alla faccia del resto del mondo.

Non è colpa loro ma solo da loro può partire il riscatto d’orgoglio e l’azione per tirarsi fuori dal dominio di una generazione, la mia. La generazione postbellica che ha goduto del benessere finalmente diffuso ma non ha impedito che venisse racchiuso nelle mani sempre più di avide di pochi, i ricchi, siano essi finanzieri o calciatori, siano attori da Hollywood o talenti del web.

Se la scuola e l’università sono solo un passaggio obbligato per trovare lavoro, la movida notturna è il suo corollario per sopportarle. Se la quotidianità è un lavoro sottopagato o sfigato, lo stadio è la compensazione settimanale. Se la realtà è troppo impegnativa, lo sballo da alcool e droghe né è il supporto (la mafia ringrazia). Se il nemico è troppo lontano ne scelgo uno più comodo, quello più sfigato di me!

Se una società non sa fornire alternative, non le resta che cercare di arginare o cavalcare questi aspetti. Che si passi per l’una o per l’altra opzione il risultato non cambia. Sia a livello nazionale che locale i tabù si vanno rafforzando e qualcuno ci specula sopra.

Vorrei uno scatto d’orgoglio da parte di quei giovani – che si dichiarano studenti (quindi in teoria l’elite culturale di questo paese) non per rivendicare il diritto di aggregazione notturna nelle piazze in prossimità dei bar, non per il diritto di scegliere una sede universitaria in
base al livello della movida ma per rivendicare il diritto alla produzione di un pensiero nuovo, di una società solidale tra generazioni e accogliente con i giovani di qualsiasi provenienza.

Vorrei rivendicassero il diritto a progettare una società non destinata a soccombere sotto il peso delle proprie scelte, vorrei che invece di smarrirsi nell’alcool o in altro, chiedessero aiuto per sconfiggere la spada di Damocle ambientale che li affligge.

Qualcuno ha cominciato a reagire, i FFF ne sono una prima testimonianza ma mi angoscia vedere tanta spontanea mobilitazione nel difendere il diritto ad occupare una piazza di notte, da lasciare sporca e maleodorante, piuttosto che occuparla di giorno per chiedere il diritto di scegliere cosa fare del proprio futuro.

Mi amareggia sentire coesione intergenerazionale in sostegno a una squadra di calcio, piuttosto che a sostegno di pari opportunità per gli abitanti della propria città, qualunque sia la loro provenienza.

Infine, come cittadina, come donna e come insegnante mi indigna il livello drammaticamente scadente del dibattito politico-sociale di città poiché è anche frutto di investimenti negli ambiti e nei luoghi sbagliati, figlio di una politica miope e narcisista.

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