Lettere al Direttore
14 Luglio 2019

Per i Due Laghi

di Redazione | 5 min

Ci sono luoghi in cui, senza saperti spiegare il perché, ti riscopri più leggera, istantaneamente spensierata, allineata, addirittura guarita.

A me è capitato, dopo i lunghi anni in Sinai, solo in questo magico luogo, capeggiato dal “Lago di Venere” (e da qui il femminile del mio incipit).

Dopo il mio ritorno in Italia, e in particolare nella mia città, Ferrara, a quel luogo non poteva che portarmi una persona speciale. E così è avvenuto, nella primavera del 2017, e da quel momento è stato come se quel luogo, da “suo” e consigliato da lui, fosse diventato mio. “I due laghi” (nome corretto “Agriturismo Ai Due Laghi”) è stato per me personalmente un dono offerto su un piatto d’argento, un dono oserei dire vitale, perché senza di esso non so come avrei fatto a vivere qui dopo una vita a contatto con la natura, con gli elementi e in particolare con l’acqua. Unico elemento in grado di bilanciare il fuoco che caratterizza il mio carattere, il mio segno zodiacale e il mio ascendente.

Iniziai ad andarvi quasi tutti i giorni e da allora non mi sono mai fermata. Lì ero diversa. Ero di nuovo me.

Io non mi intendo di leggi (da sempre scritte da uomini che non mi rappresentano, in uno Stato in cui, a torto o a ragione, non mi riconosco), ma una cosa la posso dire.
Posso dire che quel lago ha curato me e con me tante altre persone da un certo “male di vivere” che altrimenti avrebbe caratterizzato la nostra zona – stitica di alberi, avvelenata nelle sue acque, oppressa dai miasmi delle fabbriche e delle polveri sottili.

Posso dire che quel luogo ha visto me e tantissime altre persone protagonisti e testimoni di ritorni alla vita dopo gli inverni, di serate di musica e di gioia, di albe allo yoga, di picnic nei canneti, di eclissi e di lune piene sdraiati sui pontili, di innamoramenti, di eventi mistici, di rituali antichi e benefici per tutti, di benessere immediato ed inspiegabile e di amicizie indissolubili tra persone simili.

Tra anime affini, richiamate come falene verso la luce di quel lago dall’energia così femminile e così ammaliante per tutti, uomini e donne, ragazzi e ragazze, anziani e bambini, cani di ogni taglia e razza e un numero impressionante di specie di uccelli, di anfibi e di piante.

Non posso neanche osare avvicinarmi all’idea del dolore che possa essere perdere un figlio.
Resta però nell’aria un pensiero, che in tutti questi giorni e in particolare durante la mia visita al lago oggi pomeriggio e questa notte l’anima di quel luogo stesso mi suggerisce. E questo pensiero si potrebbe coniugare così, se provo a tradurlo per i miei simili umani dal linguaggio dell’acqua, degli alberi e della luna.

La vita è la vicina di casa della morte e qualche volta qualcuno di noi passa di là. Non importa che sia in uno stabilimento balneare al mare, al lago, su una strada o in casa propria. È imprevedibile, da qui, il momento e il punto in cui la nostra anima ha programmato di spostarsi, per proseguire altrove – e farci proseguire altrimenti. Ma fa esso stesso parte della vita. Gli animali lo sanno. Lo sanno le gatte, le lucciole, i salici e lo sanno anche i laghi.

Ma immancabilmente, è un’anima su centinaia o migliaia che rimangono qui. A cercare di curarsi e di stare al meglio attraverso e grazie alla bellezza di quell’elemento, di quel mare, di quel lago, di quello stesso luogo.

Ripeto, non conosco le leggi degli uomini, ma il mio spirito mai, mai potrà capire se esse per la dipartita di un’anima bloccano il canale della gioia e del benessere anche a tutte le altre. Se esistono leggi così – e mi auguro che non sia così – esse non mi rappresenteranno mai.

La mia natura è quella di quel lago. Quella dell’animale che piange i suoi morti ma sta già lavorando per i prossimi vivi. Quella della rana toro che gracida possente a discapito di chi, a qualche decina di metri da lì, esplode i rumori di musica hard core o di un trattore. A torto o a ragione, non mi riconosco in altre leggi. E questo luogo non merita di essere martoriato, oppresso o limitato nel suo splendore né dal tabù della morte, vigente nella nostra società, né da alcuna razza di paura, in alcuna sua forma.

Nuotare al centro di quel lago in quel bagliore, devo dirlo, divino, mi ha più e più volte restituita a me stessa. Ha lavato via da me problemi incredibili, li ha resi ridicoli. Ha fatto scivolare via da me come fossero tossine qualunque forma di malinconia e di peso.

Il profumo che ha quell’acqua è diverso da tutti. La luce che riflette rende tutto trascendentale. Gli eventi di gruppo vissuti lì restano ricordi rari e incancellabili. Profondamente umani.
Come me, so che tanti (e soprattutto tante) l’hanno vissuta così. Grazie a una persona coraggiosa che ci ha donato tutto questo, a noi, all’ambiente e alla provincia.

In attesa degli sviluppi prossimi futuri, chiedo a queste anime benedette e privilegiate come la mia di farsi sentire qui sotto, di lasciare un cenno del loro passaggio, anche solo un bacio, un nome, un bottone premuto sulla tastiera.

Per fare sentire al grandissimo uomo che è Anton la propria gratitudine immensa per quello che ci ha donato fino ad oggi, con l’unico intento di “fare felici le persone”. Forse troppo semplice e naif perché la legge degli uomini-di-legge lo possa comprendere. Eppure, posso dire che io appartengo solo a quel partito lì. E credo che siamo in tanti.
Attorno a me, raccolgo consensi e ringraziamenti per lui e tutto il sostegno che può il cuore per quello che sta passando.

Per fargli sentire che non è solo. Che quel lago ci ha uniti tutti e che qui nessuno è e sarà mai più solo. E per lanciare un intento di luce a quel lago, che così come tutti gli elementi reali e autentici della natura, può far nascere cose e persone così come ucciderle.

Siamo qui per questo e con questo.
Barricarsi dietro chiusure e sconfitte sarebbe la fine. Venere ci chiama e vuole che viviamo e che siamo felici, nella bellezza del tutto. A noi l’arduo compito di aderire a tale semplice costituzione.
Grazie dal cuore. Per questo oggi e per tutti quelli passati e futuri.
Alla prossima puntata.

Sonia Serravalli

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