Cronaca
10 Luglio 2019
Il padre Diaby: "L'indagine è normale ma sarà l'autopsia a spiegarci cosa sia successo". Concessa la tumulazione nel cimitero locale

Tragedia ai Due Laghi, Cento in lutto per il piccolo Ibrahim

di Elisa Fornasini | 3 min

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“La speranza è l’ultima a morire”. Ci ha creduto fino all’ultimo, fino a quando i medici non hanno accertato la morte cerebrale. Il padre di Ibrahim Khalid Mohammed, il ragazzino di 13 anni in fin di vita dopo il tragico tuffo ai Due Laghi di Gambulaga, è stato al capezzale di suo figlio mentre il team di specialisti effettuava la procedura per l’accertamento della morte cerebrale.

Un tentativo disperato, quello compiuto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove il piccolo è stato ricoverato in fin di vita, che purtroppo si è rivelato vano e ha gettato la famiglia, originaria della Costa d’Avorio ma residente a Cento, nel lutto più profondo.

Ma cosa è successo quella tragica domenica in acqua che ha spezzato la vita di un ragazzino di soli 13 anni? “Era andato ai due laghi con una famiglia di nostri amici – racconta il papà Diaby – e alcuni coetanei, compagni di scuola e di gioco. E non era la prima volta, ci vanno spesso lì”.

Una giornata come le altre, fino al dramma. “Non so se sia caduto e abbia sbattuto la testa o se sia rimasto in qualche modo incastrato tra le alghe, non so nulla, non ho idea di cosa sia successo, siamo in attesa dell’autopsia per accertare le cause della morte” spiega il padre con un fil di voce, anche a nome della moglie Mariam Diabate.

Quello che è certo è che Ibrahim ha lottato con tutte le sue forze per rimanere aggrappato alla vita. Fino a quando, alle 17.30 di lunedì, è cominciata la fase di accertamento della morte cerebrale lunga sei ore tra esami neurologici, test di apnea ed elettroencefalogramma. Ore interminabili in cui i genitori si sono dovuti arrendere al destino più crudele.

“Cosa penso dell’indagine della procura per valutare eventuali responsabilità? Penso che sia una procedura normale, io non so se sporgerò denuncia ma non credo perché bisogna capire prima la dinamica, non si può andare a priori” risponde Diaby che, nonostante il dolore inimmaginabile, non si abbandona al turbamento: “Vogliamo ringraziare tutti per la vicinanza”.

Vicinanza espressa dalla comunità islamica, che ha già annunciato una veglia di preghiera al centro culturale, e dalla comunità centese in cui la famiglia – che si era trasferita dalla Puglia a Cento nel ’99 – era perfettamente integrata e inserita. Il piccolo, che frequentava la scuola media a Cento e giocava a calcio, lascia due sorelle di 6 e 18 anni.

L’ultima volontà dei genitori è che il figlio venga seppellito nel cimitero di Cento, vicino a casa, in modo da poter pregare sulla tomba del loro Ibrahim. E il sindaco Fabrizio Toselli si è prodigato per realizzare il loro desiderio, consentendo una degna sepoltura sul territorio. Durante la tumulazione, come vuole la religione musulmana, il viso verrà rivolto verso la Mecca.

Il lutto è doppio: “In queste ultime giornate la nostra comunità è stata colpita da terribili tragedie. Sabato la morte in un incidente stradale di Ramona Ortiz, ora la scomparsa del giovane vittima di una disgrazia nel laghetto di un agriturismo” scrive Toselli che ha “sperato con forza fino all’ultimo istante che i suoi soli 13 anni avrebbero potuto tenerlo tenacemente aggrappato a una vita ancora tutta da vivere e costruire, purtroppo però la sua lotta non è bastata a lasciarlo con noi e a consentirgli di proseguire un cammino appena iniziato”.

“Adesso l’impegno di tutti dovrà essere sostenere i familiari, gli amici e quanti conoscevano e amavano questo ragazzo” è il messaggio di cordoglio del sindaco che crede che “in momenti difficili come questo, in cui si aprono così dolorose ferite, la nostra comunità sia chiamata ad essere ancora più unita e coesa, capace di stringersi intorno a chi ha bisogno del suo conforto e di trasformare il dolore per queste gravissime perdite in solidarietà e sostegno”.

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