L’esaltazione acritica di Garibaldi da parte di un uomo di Chiesa, quale è Mons. Perego, mi ha lasciato assai perplesso, visto che il presunto “eroe dei due mondi” definì la Chiesa Cattolica «la più nociva di tutte le creature, perché essa più di nessun altro è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza degli uomini e dei popoli» (G. GARIBALDI, Scritti e discorsi politici e militari, vol. III, Cappelli, Bologna 1937, p. 334).
E non a caso Garibaldi chiamò “Pio Nono” il suo asino, oltre a definire in maniera poco educata (diciamo così) l’omonimo Pontefice, del quale è in corso il processo di beatificazione.
Vorrei inoltre ricordare a Mons. Perego che, anche da un punto di vista laico, molto ci sarebbe da discutere circa l’operato di Garibaldi, il quale, a proposito della tanto celebrata spedizione dei “Mille”, scrisse ad Adelaide Cairoli nel 1868: “Non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genìa che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore”.
Squallore aggravato dal fatto che i “mille” ebbero tutti una robusta pensione, ma… come documentato in un recente servizio televisivo, i beneficati dal generoso provvedimento furono oltre ventimila…
Se Gesù moltiplicava i pani e i pesci, Garibaldi, da Caprera, moltiplicava le pensioni…
E si potrebbe continuare parlando dell’eccidio di Bronte e di altri episodi criminali di cui si macchiarono le “camicie rosse”, che non andavano tanto per il sottile.
Insomma, caro Mons. Perego, prima di esaltare Garibaldi (che, fra l’altro, era pure un maschilista) come un eroe “santo laico”, si informi meglio e… si documenti!
Daniele Vecchi