Egregio Direttore,
l’inchiesta di Reggio Emilia soprannominata “Angeli e demoni” ha sconvolto l’Italia intera. Appena tre mesi fa è andata in onda la fiction “L’amore strappato” sulla Rai, tratta da una storia vera, che ripercorreva l’identico modus operandi dei servizi sociali reggiani. Una storia talmente assurda e criminale da sperare che fosse un caso isolato. Invece, con orrore, abbiamo scoperto, che nella democratica, civile ed evoluta Emilia era diventata una prassi.
Molti si stanno meravigliando proprio di questo. Non tanto del crimine, perché ormai ci stiamo abituando a tutto, ma del fatto che sia successo in una Regione tra le più evolute d’Italia. Per quanto mi riguarda, non sono affatto stupita che sia successo proprio da noi.
Credo che la questione non vada liquidata solo come un affare malavitoso e criminale finalizzato ad arricchire un folto gruppo di personaggi (sempre che vengano accertate le responsabilità). Dietro, a mio parere, c’è un aspetto molto più grave.
C’è il delirio di onnipotenza che pervade una certa parte politica, che dove amministra, in virtù di una presunta superiorità morale e intellettuale, crede di potersi concedere tutto, anche di decidere della vita altrui. Loro sanno quello che è meglio per il mondo intero, quindi possono anche decidere con chi devono crescere i figli degli altri. Meglio ancora se portano profitti.
E’ lo stesso modus operandi che si ritrova spesso in altri ambiti. Lo stesso delirio di onnipotenza che li porta a decidere chi deve vincere i concorsi. Io stessa ho previsto anticipatamente, in più di una occasione, i vincitori e lei me ne è testimone (le avevo mandato al proposito un messaggio con i nomi dei vincitori dell’ultimo concorso pubblico). Lo stesso delirio di onnipotenza che porta giudici della sinistra a giudicare anche in caso di conflitto di interesse. L’ho vissuto sulla mia pelle, recentemente.
L’inchiesta sul CSM ne è una ulteriore prova.
Non c’è niente da fare, si sentono al di sopra della legge e probabilmente sono anche convinti di essere nel giusto. Il vero problema è, che la maggior parte di questi abusi non vengono alla luce e il singolo cittadino è impotente davanti all’arroganza del potere. Questa vicenda è uscita allo scoperto solo per l’intuizione di un magistrato, altrimenti quanti altri bambini avrebbero fatto la stessa fine senza che i genitori potessero fare qualcosa?
E’ un modus operandi, ormai consolidato, che va sradicato. Detenere il potere per troppi anni porta a considerare la cosa pubblica un bene personale di cui disporre a proprio piacimento, per cui ben venga un’alternativa. Meglio amministratori inesperti che individui in preda al delirio di onnipotenza.
Odette Piola