Sea Watch, Perego: “Carola come Garibaldi, intitoliamole il porto di Lampedusa”
Il vescovo di Ferrara-Comacchio lancia la proposta dopo l'arresto della capitana Carola Rackete che ha forzato il blocco facendo sbarcare i migranti
La capitana della Sea Watch come Garibaldi. A quest’ultimo, braccato dagli austriaci e salvato dai comacchiesi, è stato intitolato Porto Garibaldi, a Carola Rackete potrebbe essere dedicato il porto di Lampedusa. E’ la proposta, lanciata in un’intervista all’Adnkronos, del vescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego, già direttore di Migrantes, la fondazione Cei in prima linea nell’aiuto dei migranti.
Dopo l’arresto di Carola, che ha sfondato il blocco ed è entrata in porto a Lampedusa facendo sbarcare i migranti recuperati dall’imbarcazione (rischiando anche di schiacciare una motovedetta delle Fiamme Gialle), il “vescovo dei migranti” ha dichiarato che “disobbedire alla legge per salvare persone è un principio da una parte cristiano, e fondamentale sul piano umano. Ed è quello che ha fatto questa donna comandante”. Perego ha richiamato per similitudine la vicenda storica di Garibaldi, braccato come brigante e assassino, che approdò assieme ai suoi nel porto di Comacchio, che vennero accolti, curati e protetti, con i comacchiesi accusati di essere complici di un traditore. Ma, dice Perego, i comacchiesi “hanno scelto la vita delle persone e oggi quel porto è intitolato a Garibaldi”. “Domani il porto di Lampedusa – propone – può essere intitolato alla capitana. Garibaldi assassino e brigante contro lo Stato, oggi è un eroe. Lasceremo alla storia giudicare chi è il vero eroe: se chi chiude un porto e caccia o chi salva la vita delle persone”.
Secondo Perego, a commento dell’arresto della capitana della Sea Watch, “sarà la storia a dare ragione agli uni o agli altri, resta il dato di fatto che queste persone andavano salvate”, sottolineando che “la vicenda nel suo complesso va letta a fronte di un’ incapacità dell’Europa e dell’Italia di affrontare il tema della richiesta di asilo e di protezione umanitaria internazionale”.”La Sea Watch – ha aggiunto – non era a spasso nel Mediterraneo. Era qui per un compito riconosciuto a livello internazionale ed europeo: il diritto di alcune organizzazioni Ong di poter presidiare il Mediterraneo e salvaguardare la vita delle persone. Questo è un elemento che negli anni ha portato a salvataggi del 50% di tutte le persone nel Mediterraneo e non possiamo dimenticare questa grande opera delle Ong che è stata più volte mistificata”. Per ilvescovo di Ferrara è stato dunque giusto violare il diktat di non approdare di fronte a “persone che hanno il diritto di essere tutelate e assistite”, dunque Carola Rackete avrebbe agito “in stato di necessità”. “Secondo me la capitana ha fatto un atto importante per tutelare la vita delle persone. Il bene superiore della tutela della vita a mio avviso ha portato alla disobbedienza. Poi, certo c’è stato lo speronamento con la Gdf ma sono cose secondarie rispetto all’ elemento fondamentale di vite salvate”.