Lettere al Direttore
18 Giugno 2019

Le badanti dello zoccolo duro

di Redazione | 3 min

Il Comune di Ferrara è stato ininterrottamente gestito da amministrazioni di sinistra (almeno di nome) già da prima della nascita della Repubblica Italiana. Poiché nelle democrazie occidentali tale longevità è paragonabile alla litostratigrafia, si ipotizzava che la nostra amministrazione potesse durare molto a lungo, trasferendo il suo bravo testimone (idealmente: la clava) da una generazione di sinistra all’altra per ere geologiche.

Ma una settimana fa, per un risultato elettorale inconsueto a Ferrara come il vedere le montagne guardando ad est, c’è stato un ribaltone. A dimostrazione che la solidità della roccia non basta a reggere il Sistema durante il declino biologico da invecchiamento. Perché di questo si tratta, quando i supermercati in città riservano a cani e gatti il quadruplo di scaffalature destinate all’infanzia, quando nelle strade si vedono portati a passeggio tanti cani e pochi bambini, quando la parola ‘badante’, inesistente quarantanni fa, fa parte del lessico nelle famiglie. E quando anche il Comune s’è presa in casa la badante, quindici anni fa.

Si chiama Hera. Una scelta infelice: la sciagurata si fa pagare allo stesso prezzo (carissimo) sia che lavori bene, sia che lavori male o che lavori poco, perché nessuno la gestisce. Inventa cose strampalate come il dover scaldare l’acqua geotermica, o attribuisce ad un accrocco raccogli-rifiuti alla Stanlio e Ollio la messinscena della ‘tariffa puntuale’. La prepotente fa anche di peggio: brucia tonnellate di rifiuti altrui in casa nostra tenendosi i compensi e trasferendo i rifiuti, resi volatili, all’unica aria che ci è concesso di respirare. Poi convince l’amministratore, che di suo non è proprietario di niente, a venderle i preziosi gioielli comunali (rete gas) per quattro soldi.

La libidinosa suggestione del nome di una dea nuziale greca avrà avuto il suo peso nella scelta di quella badante, sempre riconfermata in delirante passione, ma tant’è.

Invece i sopravvissuti dello Zoccolo Duro staliniano che ha sostenuto il coetaneo Sistema e i suoi apparatčik per decenni, hanno scelto badanti moldave, ucraine, filippine. Brave donne, molte senza patente perciò scocciatissime di non poter usare la bicicletta andando a Cona tre volte al giorno per dar da mangiare ai loro vecchi quando ricoverati (succede spesso). Inevitabile che le signore abbiano convinto i loro assistiti a non rivotare dei deficienti mostratisi d’accordo a spostare l’ospedale in campagna.

Poi c’è l’aspetto culturale apportato da badanti oneste: conoscono per esperienza duramente vissuta l’importanza della giusta gerarchia fra etica e legalità che solo la morale naturale può difendere. Nel mondo formato dalla Bibbia questa morale corrisponde a quanto scritto nella seconda tavola di Mosè, e senza questa la Legge è un feticcio. Vedere il disastroso CSM per capire cosa significa la legge riferita a se stessa, ma nel nostro piccolo bastava già vedere l’immunità di fatto concessa agli immigrati dediti alla microcriminalità (per intenderci, anche se la legge non ne parla: è criminale l’atteggiamento intimidatorio di ogni africano che in un parcheggio in città pretende di non occupare quel posto perché l’ha già indicato ad altra auto). Ora un Tagliani, un Modonesi, queste cose forse non le capiranno mai. Ma le badanti non avevano bisogno di capire, lo sapevano già. E hanno sicuramente veicolato il concetto tramite i loro assistiti andati a votare.

Paolo Giardini

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