Lettere al Direttore
11 Giugno 2019

Sull’attuale crisi della magistratura italiana

di Redazione | 2 min

Le recenti vicende che vedono coinvolti Csm e “mondo” della carta stampata impongono una profonda analisi ed una profonda riflessione sull’attuale funzionamento del sistema giustizia, con particolare riferimento al meccanismo dell’ordinamento giudiziario, alle nomine dei magistrati, alla loro indipendenza, passando per il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale.

Si badi, la questione non si può relegare al solo profilo penale, ma ad un generale malcostume che si è radicato da tempo, la cui origine risiede nelle regole esistenti.

E, se è una questione di regole, il problema non può essere circoscritto alla sola “questione morale”.

La sola integrità morale, senza regole o con regole scarsamente efficaci, non può essere l’argine strutturale a prevenire o limitare certi fenomeni.

Ebbene, la Camera Penale Ferrarese, vista la gravità dell’attuale scenario, esprime forte preoccupazione.

Non foss’altro perché tutto ciò che sta accadendo attraversa inevitabilmente le vite dei tanti cittadini che si trovano ad avere contatti con la “macchina” della Giustizia.

Non ci appassiona sapere come finirà’ questa storia: per noi è già chiara.

Quello che si vuole evidenziare di questa desolante vicenda è l’ipocrisia che caratterizza le dinamiche sottese alla nomina dei vertici degli uffici giudiziari. Dinamiche tutte interne a logiche correntizie ed in quanto tali necessariamente e naturalmente politiche.

Quando gli equilibri correntizi – quindi politici – funzionano, tutto sembra procedere per il meglio; quando quegli equilibri saltano, come oggi sta succedendo, si scopre l’esistenza di un’azione penale che è obbligatoria solo come simulacro mentre è discrezionale nella realtà quotidiana degli uffici delle Procure. 

Come ha sottolineato il Presidente dell’UCPI Giandomenico Caiazza, occorre una radicale riforma dell’ordinamento giudiziario che, mantenendo ferma e sacra la autonomia e la indipendenza dei magistrati, separi gli inquirenti dai giudicanti anche negli organi di governo della magistratura, rafforzando in essi, in modo paritario, la percentuale dei membri laici e affidando al Parlamento – cioè ad un organo politicamente responsabile e rieleggibile – criteri e priorità dell’esercizio dell’azione penale. 

Questa proposta di riforma costituzionale è già in discussione in Commissione Affari Costituzionali.

È’ una proposta di riforma voluta dalle Camere Penali Italiane e sottoscritta da 72mila cittadini.

Forse questa avvilente vicenda potrà contribuire a far comprendere meglio all’ opinione pubblica ed ai cosiddetti “addetti ai lavori” l’importanza e la urgenza di tale riforma.


Il direttivo della Camera Penale ferrarese “Avv. Franco Romani”

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