(Modifica delle 23,40 del 10 giugno 2019. Una versione iniziale di questo articolo sembrava suggerire che gli elettori del M5S si fossero recati alle urne in massa per votare il candidato Fabbri, determinandone la vittoria. In realtà questa lettura non è supportata dai dati, né dalle elaborazioni effettuate che suggeriscono solo che quegli elettori del Movimento che hanno votato al ballottaggio, lo hanno fatto perlopiù per sostenere il neoeletto sindaco Fabbri).
di Martin Miraglia
Dati alla mano, l’analisi finale del voto riesce anche abbastanza semplice. Fabbri, innanzitutto, vince praticamente dappertutto (tranne che in una decina circa di sezioni), e nelle zone centrali se la deve giocare con Modonesi sul filo di lana. Detto questo però, il gioco per lui è molto semplice al ballottaggio, nonostante il secondo turno storicamente sia una sfida di mobilitazione più che di programmi e nonostante le diverse sorprese che negli anni (anche se non a Ferrara) ha regalato in diverse circostanze.
A seguire quindi un serie di grafici e mappe per mettere in relazione cosa è successo e dove, partendo dalla conclusioni: i 5 Stelle che si sono recati alle urne anche per il ballottaggio, lo hanno fatto per il candidato del centrodestra – anche se non hanno inciso davvero sull’esito del voto – e non c’è stato un effetto mare a trascinare verso il basso l’affluenza. O meglio, c’è stato, ma dopo la giornata di vacanza gli elettori si sono effettivamente presentati alle urne.
Una nota metodologica: per semplicità (vista anche la trascurabilità del dato), sono stati presi in esame solamente i voti validi, escludendo le schede e bianche e nulle, in tutti i dati da qui in poi.
Ma qual è il dato che ha fatto sì che Fabbri vincesse? È un discorso da affrontare di certo per gradi. E il primo è valutare, sezione per sezione, la forza di Fabbri al ballottaggio in ogni sezione elettorale (più si va verso il blu più è corposa la vittoria di Fabbri).
Al primo colpo d’occhio si notano subito delle similitudini tra il risultato di Fabbri al ballottaggio e un’alleanza di centrodestra (con i voti assegnati ai candidati Fabbri, Massini e Rendine) ipoteticamente aperta al M5S già al primo turno. Ecco che, messi in relazione, la tendenza (che mostra il grafico qui sotto) è confermata dal pattern dei risultati che escono dalla sezioni, con una correlazione altissima e quasi senza ‘rumore di fondo’. Più i dati sono vicini alla linea di tendenza, per farla facile, più questi sono correlati. E in questo caso non servono molte spiegazioni: i 5 Stelle che si sono recati alle urne per il ballottaggio, lo hanno fatto per Alan Fabbri.
Rimane che in alcune sezioni non tutti gli elettori dei Cinque Stelle hanno effettivamente appoggiato Fabbri, mentre in altre Fabbri è riuscito ad allargare ulteriormente il suo consenso rispetto a questa simulazione. Qui sotto la mappa rappresenta geograficamente dove è avvenuto cosa, anche se va notato che le differenze non vanno oltre il + o – 5%.
In tutto questo, il Pd a Ferrara — come già avvenuto in altre città d’Italia — si ritira nella aree del centro storico sforando però anche verso il confine veneto e quello con il comune di Copparo. La tendenza alla ‘ghettizzazione’ elitaria dell’elettorato di centrosinistra è quindi meno evidente qui che non in altre città.
Infine, l’affluenza finale sul territorio ferrarese
E la differenza sezione per sezione rispetto al dato finale del primo turno, che rimane molto limitata (più o meno 5%)
E, infine, il trend di crescita dell’affluenza nelle ultime 4 ore dell’apertura dei seggi. Il trend di crescita è evidente e spazia dal +5.6% al 19% di affluenza in più nelle ore serali, con un dato di picco (unico e outlier) del 34%.
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