Politica
10 Giugno 2019
Il candidato del Pd ha seguito lo scrutinio nella sede di via Frizzi. Poi si è diretto in Comune: "Ora attendiamo di vedere Fabbri e la sua squadra di governo all'opera"

La prima volta dall’altra parte del centrosinistra. Modonesi: “Faremo opposizione forte e costruttiva”

di Redazione | 4 min

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“Animo eh, su dai, forza”. Nella nottata più cupa e triste del centrosinistra ferrarese, la forza di ripartire e di dare vita a un nuovo corso per il Partito Democratico inizia da qui. Dalle parole e dal sorriso di Aldo Modonesi, protagonista in negativo di una serata destinata a entrare e rimanere scolpita nella storia politica di casa nostra, con la vittoria schiacciante e l’elezione a sindaco del candidato leghista Alan Fabbri.

Una serata iniziata con la stessa difficoltà che si trova quando si deve fronteggiare una montagna da scalare, nel segno di una rimonta che di per sé lasciava già poche speranze in partenza, soprattutto dopo i risultati più che rotondi del primo turno. Facce tese, tanto silenzio, occhi incollati alle prime proiezioni e dita incrociate per tentare tutti insieme quella che sarebbe stata a tutti gli effetti un’impresa. Questa l’aria tutt’altro che distesa che si respirava nella sede del Pd estense di via Frizzi, a due passi dal centro storico.

Dal supporto dell’ex sindaco Tiziano Tagliani, ad oggi l’ultimo del centrosinistra, all’attenzione misto agitazione dei candidati Simone Merli e Ilaria Baraldi, passando per la presenza di Luigi Vitellio, Alessandro Talmelli e Marcella Zappaterra, arrivati a sostegno dello stesso Modonesi, che ha deciso di seguire l’intero esito dello scrutinio blindato nel suo studio in via Frizzi, in attesa di conoscere il destino suo e del Partito Democratico.

Un’ora e mezza di snervante attesa senza grandi sussulti, caratterizzata da stati d’animo ben diversi e molto più rassegnati rispetto a quelli di via Ripagrande, quartiere generale di una Lega ormai padrona della città, tanto da ridurre al lumicino – o praticamente azzerare – le possibilità di rimonta e di vittoria dei democratici ferraresi, impegnati più che altro a individuare e analizzare le cause della debacle tra chi sosteneva che i Cinque Stelle avessero “votato per la Lega” e chi invece si consolava, guardando gli exit-poll provenienti dalla regione, con un “almeno vinciamo a Reggio Emilia” e sperava di farcela ad Argenta, vista la brutta caduta rimediata a Copparo.

Poi, una volta appresa con certezza la sconfitta, accompagnato da Paolo Calvano, il candidato ha lasciato la sede del partito per dirigersi nella sala stampa del Municipio, dove ha reso onore allo sfidante leghista, al termine di una “campagna elettorale lunga e faticosa per entrambi”.

“A Fabbri lasciamo un Comune che è in buona salute – ha esordito Modonesi – e attendiamo di vedere all’opera lui e la sua squadra di governo. Il risultato ottenuto è un risultato non scontato fino a una quindicina di giorni fa, nel senso che siamo andati a letto due domeniche fa dopo lo scrutinio delle europee con l’impressione che il giorno dopo la partita si sarebbe chiusa al primo turno”.

“Non è stato così – ha proseguito l’esponente del Pd – e siamo arrivati al ballottaggio, dove abbiamo avuto questi risultati. Dei risultati che sono frutto anche di un percorso che abbiamo fatto in queste settimane, che ci ha portato a vedere unito nuovamente il fronte del centrosinistra. Ringrazio non solo i candidati delle liste, che in questi mesi si sono affiancati con noi, ma ringrazio anche Alberto Bova e Roberta Fusari che si sono uniti insieme a noi in queste ultime due settimane di campagna elettorale”.

Per poi concludere: “È evidente che lo sforzo che abbiamo fatto è stato uno sforzo non sufficiente a far fronte ad un centrodestra unito, forte e affamato di quello che è il vento nazionale. Per mesi abbiamo proposto alla città le nostre idee, i nostri progetti e lo continueremo a fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni, con un’opposizione forte, ferma e costruttiva, sempre orientata per il bene e il meglio della nostra città. Lo dobbiamo a tutti quegli elettori che ci hanno dato fiducia durante queste elezioni”.

Un’uscita di scena signorile e in punta di piedi, quella dell’ex assessore alla Sicurezza, Lavori Pubblici e alla Mobilità, sporcata da alcune provocazioni leghiste, figlie di un’euforia comprensibile e fin troppo coinvolgente, che in più di un’occasione ha rischiato di superare i limiti e di sfociare nella mancanza di rispetto nei confronti dello sconfitto, beccato e deriso a più riprese da una festante marea verde, sia mentre rilasciava le proprie dichiarazioni che all’uscita della residenza municipale, ultimo capitolo di settantatré anni di sinistra alla guida di Ferrara.

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