Politica
4 Giugno 2019
Una misura che si applica “alle persone ritenute capaci di abusarne” per “prevenire tragici eventi”

Candidato leghista con la pistola. La questura gli ha ritirato l’arma già l’anno scorso

di Redazione | 2 min

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Sul caso del video con pistola girato dal candidato al consiglio comunale Stefano Solaroli è intervenuto anche il Ministero dell’Interno di Matteo Salvini. In una laconica nota affidata alle agenzie, il Viminale spiega che ora “il candidato leghista non possiede armi” e precisa che il video risale al 2014.

“Proprio per quel filmato – prosegue la nota -, a fine luglio 2018 era scattato un divieto di possedere armi puramente cautelativo”. Sempre il ministero si premura di far sapere che Solaroli “non ha precedenti penali” e che “da tempo non ha più quell’arma e ha già indicato un privato a cui cedere l’unico piccolo revolver di cui era ancora in possesso. In attesa della cessione la questura ha provveduto al ritiro dell’arma”.

In sostanza le autorità hanno proceduto secondo quando previsto dall’articolo 39 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, in base al quale il prefetto ha la facoltà di vietare la detenzione di armi, munizioni e materie esplodenti regolarmente denunciate, alle persone ritenute capaci di abusarne.

La disciplina è stata riformulata pochi anni fa con il decreto legislativo n. 121/2013, che ha introdotto appunto l’istituto del “Ritiro cautelare”. Il decreto amplia l’applicabilità dell’articolo 39, sopra citato, che permette, “nei cadi di urgenza”, agli ufficiali ed agli agenti di pubblica sicurezza”, di provvedere “all’immediato ritiro cautelare dei materiali [in questo caso la pistola, ndr], dandone immediata comunicazione al prefetto”. In seguito il prefetto può assegnare all’interessato un termine di 150 giorni per l’eventuale cessione a terzi dell’arma. Nello stesso termine l’interessato comunica al prefetto l’avvenuta cessione. Il provvedimento di divieto dispone, in caso di mancata cessione, la confisca.

Il ritiro cautelare, spiega sulla rivista “Sicurezza e giustizia” Maurizio Talliano (tenente colonnello dei Carabinieri e cultore della materia “Diritto di polizia – Legislazione di Pubblica Sicurezza”) “permette di colmare un vuoto normativo che si verifica allorquando gli appartenenti alle Forze di polizia devono procedere al prelevamento coattivo di armi, munizioni e materie esplodenti senza che tale prelievo forzoso sia supportato da un fatto costituente reato ma che comunque siano coinvolti soggetti che, con una presunzione di carattere oggettivo, non siano più in possesso dei requisiti richiesti per la detenzione di questi particolari materiali e vi sia l’esigenza impellente di assumere iniziative idonee a prevenire tragici eventi”.

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