Da sinistra: Alberto Balboni, Mauro Malaguti, Ignazio La Russa e Alessandro Balboni
di Davide Soattin
Nella settimana in cui Matteo Salvini e Carlo Calenda hanno rispettivamente fatto visita e sostenuto le campagne elettorali di Alan Fabbri e Aldo Modonesi, portando Ferrara al centro dell’Italia politica, nella mattinata di domenica è toccato a Ignazio La Russa fare tappa all’ombra del Castello Estense dove, da illustre ospite della sezione ferrarese di Fratelli d’Italia, ha affrontato diverse tematiche che lo stanno accompagnando nel corso del suo tour in Emilia-Romagna.
“Attraverso la presenza nel territorio – ha spiegato l’esponente di FdI – si costituiscono le alternative politiche. A Ferrara, la destra storica ha sempre avuto una storia antica di impegno, coraggio, coerenza e battaglie civili e, insieme ad Alan Fabbri, stiamo correndo per fare qualcosa di bello, concreto e importante per questa città. Dobbiamo pensare a quello che faremo, e non a quello che abbiamo già fatto”.
A partire dall’intenzione di lanciare definitivamente al ruolo di vicesindaco Alessandro Balboni, figlio del senatore Alberto e già capolista di Fratelli d’Italia: “Una volta vinto, siamo convinti che questa richiesta non potrà essere disattesa da Fabbri. Il nostro più grande desiderio è quello di offrire alla città un contributo forte, e crediamo che Alessandro rappresenti la figura giusta per questo incarico”.
Successivamente, oltre che a livello amministrativo locale, La Russa ha proseguito e sottolineato l’importanza delle future e prossime elezioni europee: “Gli italiani avranno l’impegno di mettere una parola chiara tra l’Italia e l’Unione Europea, che non è la stessa cosa dell’Europa. Dire che siamo contrari all’Europa è sbagliato, noi ne siamo innamorati. Ma vorremmo che non fosse l’Europa delle finanze e della burocrazia, che non tiene conto delle volontà dei popoli e non ci piace”.
“Non vogliamo uscire dall’Unione Europea – ha aggiunto il vicepresidente del Senato – e nemmeno dalla moneta, che avremmo voluto fosse diversa, ma vorremmo cambiarle radicalmente. Diciamo di no a una Ue a trazione franco-tedesca, ma sosteniamo l’idea di una Unione che rispetti la sovranità di tutti i popoli. L’intenzione è quella di mettere insieme alcune competenze davvero importanti, come una difesa comunitaria e una politica estera che oggi mancano. L’immigrazione? Va controllata e gestita”.
Prima di concludere l’intervento poi, l’ex ministro della Difesa ha lanciato un appello nei confronti della platea accorsa per ascoltare da vicino le sue parole, sottolineando tutto il suo scetticismo e la sua contrarietà nei confronti dell’attuale esecutivo: “Stiamo vivendo con un governo che è di contratto, figlio di un accordo innaturale. Un governo fatto di do ut des e di una conflittualità che è alle stelle”.
“Non ne faccio colpe alla Lega, che semmai può avere alcune responsabilità, ma l’importanza di andare a votare prossimamente sta nel far cadere il governo attuale e farne nascere uno che sia di sintesi e non di contratto come lo è adesso”.
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