Economia e Lavoro
12 Aprile 2019
Moez Sinaoui: "Non è un incontro arrivato per caso, a Ferrara grande accoglienza". Tagliani: "C'è opportunità di crescita reciproca e significativa"

Accolto l’ambasciatore tunisino: “Enorme potenziale di crescita da scambi commerciali”

di Redazione | 5 min

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Nuove opportunità di business per le imprese italiane nei Balcani occidentali, con un focus particolare sulla Bosnia Erzegovina: questo il tema dell’affollata iniziativa, promossa e realizzata congiuntamente dalla Camera di Commercio Italo-Bosniaca e dalla Camera di commercio di Ferrara Ravenna

di Martin Miraglia

“L’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia, ma anche il suo primo fornitore, e questo dà un senso al nostro incontro che non è arrivato per caso. Un anno fa sono stato a Ferrara e ho trovato una bellissima accoglienza. Questa visita ha dimostrato che c’è un potenziale di crescita enorme tra Ferrara e la sua provincia e la Tunisia, quindi siamo tornati con la nostra Camera di Commercio e un rappresentante dellla Camera di Commercio italo-tunisina”. Sono state queste le parole dell’ambasciatore tunisino in Italia Moez Sinaoui che hanno aperto giovedì mattina in Camera di Commercio una sessione di lavoro per approfondire il potenziale di scambi commerciali tra il ferrarese e la Tunisia, un Paese legato all’Italia “non solo dalla geografia, perché è un Paese vicino, del Mediterraneo, ma anche dalle tradizioni e da diversi prodotti che sono competitivi sul mercato soprattutto dal punto di vista della tecnologia agricola: abbiamo un’opportunità di crescita significativa e reciproca. Abbiamo grandi capacità di trasformazione, di innovazione e di produzione di nuove tecnologie quando il commercio vive di scambi. Per questo raccogliere le sfide del commercio internazionale è importante per noi”, per dirla con le parole del sindaco Tiziano Tagliani.

E su questo Tagliani e l’ambasciatore — insieme al presidente della CamCom Paolo Govoni, al prefetto Michele Campanaro e al relatore della commissione esteri della Camera Andrea De Maria tra gli altri — hanno con tutta probabilità ragione da vendere, almeno in prospettiva: se le esportazioni verso la Tunisia rappresentano meno dell’1% del totale dell’export ferrarese il dato assoluto è comunque di quasi 5 milioni di euro nel 2018 dopo l’apice di due anni prima quando sfiorò i 13 milioni. E a fare la parte del leone, nell’unico Paese nordafricano che non ha niente da invidiare ai tempi precedenti alle primavere arabe — anzi, è riuscito a imporre le prime vere elezioni libere della storia della Tunisia, procede ancor più sospintamente verso la secolarizzazione e ha una vera democrazia quando il confronto con i suoi vicini di casa è impietoso — sono le solite categorie che animano l’economia ferrarese: la chimica, i macchinari industriali, la pesca e altre apparecchiature elettroniche in genere. L’opportunità quindi non si può scambiare per salvifica: l’economia tunisina è relativamente piccola (è la 93esima nel mondo, secondo il Fondo Monetario Internazionale, ma i tunisini sono appena 11 milioni), la disoccupazione è abbastanza alta e si aggira intorno al 15%, ma la crescita comunque non manca dagli anni ’90 (la media è del 5% per anno, realmente è un po’ meno a causa dell’aumento della popolazione superiore all’1% l’anno) grazie a politiche di liberalizzazioni costanti e ora grazie a Tunisia2020, un piano da 30 miliardi di dollari per attrarre investimenti esteri con il potenziamento delle infrastrutture. Di spazi di manovra, quindi, si può tranquillamente parlare.

“Questo è il quadro generale”, ha aggiunto l’ambasciatore Sinaoui, “ma vorrei metterlo nel quadro più ampio della cooperazione politica. Tra poco più di due settimane avremo un vertice a Tunisi seguito da un incontro economico al quale parteciperà Conte con i suoi due vice più i ministri degli Esteri e della Difesa. Questo dà il segno di un impegno politico mai visto, da quando sono a Roma non ho mai visto un’aggregazione così importante che dimostra la vicinanza non solo geografica ma anche politica di ristabilire nel nostro Mediterraneo la pace voluta da tutti”. Ad ascoltarlo, nel salone d’onore dell’ente camerale, c’è una platea di un centinaio scarsi di persone tra imprenditori, rappresentanti di enti e politici che poco dopo sono stati edotti sulle produzioni del Paese da parte degli enti locali arrivati a Ferrara con il supporto dell’ambasciata.

“L’ambasciatore ha mantenuto un impegno”, è stato invece il commento del prefetto Michele Camapnaro, “ci siamo incontrati un anno fa a marzo dello scorso anno e in quell’occasione aveva lanciato una sorta di sfida al territorio, e tracciando un po’ di scenari economici di questa realtà si era immaginata un’occasione di approfondimento del contesto. L’ambasciatore è qui a dimostrare con i fatti che spazi e prospettive di inserimento per unfruttoso interscambio ci possono essere, e se in un contesto di ampio respiro anche una piccola provincia come la nostra all’interno della ricca Emilia ha la possibilità di prendersi degli spazi, perché no? Del resto non c’è sicurezza se non c’è coesione sociale, che a sua volta non c’è se manca la crescita economica. Questa può essere un’importante occasione per questo territorio”.

Dello stesso avviso è anche il relatore della commissione esteri della Camera dei Deputati Andrea de Maria: “Con la Tunisia si può fare un importante lavoro di dialogo”, spiega, “perché è un Paese che ha un legame anche storico molto forte con noi e c’è un interesse dell’impresa italiana verso la Tunisia. Le nostre imprese possono trovare un campo d’azione significativo. Bisogna poi ragionare su come considerare il bacino del Mediterraneo, che per me va immaginato come un elemento di coesione, e non di divisione, anche nell’interesse nazionale dell’Italia: possiamo essere il ponte politico, economico e culturale tra l’Europa e i Paesi del nordafrica e anche in termini di sicurezza il rapporto con la Tunisia può aiutarci a governare processi molto complicati come l’immigrazione e la lotta al terrorismo internazionale. Senza dimenticare che la comunità italiana in Tunisia esiste da tantissimo tempo”.

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