Politica
3 Aprile 2019
Appello di Kiwan dopo l’impasse dei gruppi civici sul candidato sindaco

“Il Pd riapra un tavolo con la società civile”

di Redazione | 2 min

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Kiwan Kiwan insieme ad altri esponenti de Il Battito della Città

Di fronte all’impasse dei gruppi civici nel trovare un unico candidato che possa soddisfare tutte le anime presenti in Città che vogliamo e Battito della città, Kiwan Kiwan, storica anima del Pci di Ferrara e principale esponente del Battito anche se attualmente non è iscritto a nessun partito, rivolge un appello a titolo personale al Partito democratico.

“A meno di due mesi dall’appuntamento elettorale comunale di Ferrara, abbiamo parecchi candidati a sindaco”, esordisce l’ex consigliere comunale di Rifondazione comunista ed ex segretario del Pci, che prende atto “dell’incapacità o della non volontà del Pd ad aprirsi alla società civile come aveva precedentemente annunciato, la situazione politica ci deve indurre a riflettere sulla strada percorribile per impedire alla peggior destra di governare questa città”.

La riflessione arriva in seguito all’abbandono dell’agone elettorale di – nell’ordine – Bernabei, Giubelli e Ferroni, “gli auto-candidati civici senza esperienza amministrativa e con poco impegno sociale”, che “si sono ritirati prima della presentazione della loro candidatura e delle liste ad essi collegate”.

Tutte le assemblee civiche, Il Battito della Città, La città che vogliamo e Addizione Civica, che dopo mesi di lavoro hanno elaborato un programma condiviso “per una società innovata, aperta e inclusiva per battere le destre”, hanno però dimostrato “le loro difficoltà ad inserirsi nel panorama elettorale”.

I motivi sono diversi secondo Kiwan: “dalle divisioni interne legate alla non condivisione delle candidature al rischio di scioglimento e non ultimo dall’influenza, in questo caso negativa per le ‘assemblee’, del Pd”.

Detto questo, sorge spontaneo la domanda. E adesso? “A mio parere, la città rischia di andare nelle mani della destra, un’alternativa a Sinistra – ahimé – non la intravedo; cosa bisogna quindi fare per cercare di arginare il cammino della destra salviniana? Ci sono le condizioni per farlo? Se coloro che si sono autocandidati sperano di poter arrivare al secondo turno e poter poi “condizionare” il Pd, a mio avviso commettono un errore perché c’è il grosso rischio di perdere direttamente al primo turno”.

Ecco allora l’appello pubblico al Pd e un invito a tutti gli autocandidati che avrebbero convenuto sul programma delle assemblee: “al Pd chiedo di aprire un tavolo con la società civile in cui si parli di programmi e si ridiscutano le politiche di sinistra possibili una volta -magari- vinte le elezioni. Conseguentemente chiedo agli autocandidati di fare un passo indietro collaborando alla stesura di un documento programmatico comune. E’ l’unica strada percorribile per tentare convintamente di sconfiggere la destra, altrimenti saremo tutti complici”.

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