Le teste pensanti restarono perplesse quando Sateriale, seguendo i consigli del diabolico successore, consegnò ad Hera il potere sui servizi comunali remunerati.
Se prima c’era la libertà, pur solo astratta, di scelte migliorative, ora c’era l’assoluta certezza che i servizi pubblici si sarebbero puntigliosamente ancorati ai ridicoli minimi di legge (un esempio per tutti: quanti interferenti endocrini si cercano nelle analisi di routine dell’acqua potabile di Hera?).
Sparì quindi la responsabilità comunale di fronteggiare nuove esigenze con un’etica civica, unica barriera possibile alle vessazioni dei monopoli. Perché ogni servizio comunale è un favoloso monopolio: clientela forzata, pagamenti sicuri, prezzi non negoziabili. Certo, l’etica s’è dissolta se si lasciano indisturbati i serial killer delle autonomie municipali. Ma per avere qualche probabilità di vederla riapparire bisogna almeno che le autonomie ci siano davvero. Conclusione: i veri padroni di casa, i cittadini, restano scioccamente prigionieri di contratti stipulati tra furbastri e furbacchioni.
A Pontelagoscuro, nel primo giorno di primavera, il livello del Po misurava 140 centimetri. Pertanto ad agosto basterà un righello per rilevarne il pescaggio in millimetri. E siccome la rete perde il 40% dell’acqua potabile, solo l’ininterrotto rifornimento di carri cisterna di acqua minerale potrà garantire ai remissivi indigeni di continuare a ricevere il 60% di quella inviata. Perciò, ultima novità della nostra fortunata situazione, i climatizzatori diventeranno preziose fonti idriche domestiche consentendo di recuperare l’acqua normalmente dispersa che le macchine sottraggono all’umidità dell’aria, assicurando a costo zero un minimo vitale di litri giornalieri.
Così i docili sudditi saranno soddisfatti, mentre fatturato e quotazioni in Borsa di Hera saliranno alle stelle! A dimostrazione che il riposante non far niente per riparare la rete è un ottimo affare, favorito dalla tariffa dell’utenza comprendente costi e guadagni per tutta l’acqua spedita: Hera non ci ha mai rimesso un centesimo per l’acqua perduta. E se il Po in secca costringerà ad immettere in rete la Levissima, la tariffa dell’acqua dovrà – giustamente, no? – adeguarsi a nuovi rabbiosi costi.
“Business is business!” si saranno certamente detti, brindando, i furbacchioni.
Paolo Giardini