Lettere al Direttore
20 Marzo 2019

Cambiare la Tari per non cambiarla

di Redazione | 3 min

Ho letto giorni fa l’intervista dell’assessore Ferri che enfatizzava gli ottimi risultati della nuova tariffa puntuale ottenuti nel 2018. Un risultato così straordinario da permetterci il “premio” di una riduzione media della tariffa del 2% e la non riduzione del numero dei conferimenti per favorire quel 15% di cittadini che nonostante l’ottimo sistema hanno sforato il minimo che devono pagare.

Cito alcuni dati sfornati dalla stessa Ferri: 87% di riciclato contro il 56% dell’anno prima (il 31% in più!) e il calo dei quantitativi portati all’inceneritore passati da 40mila tonnellate a 15mila.

Mi è sorta spontanea una domanda: se abbiamo un terzo di riciclato in più, perché non cala la bolletta? Un tale risultato dovrebbe determinare una tariffa ridotta di una considerevole somma, dato anche il crollo delle quantità a smaltimento. Se va tutto così alla grande mi sarei aspettato una riduzione della mia Tari di un 20-30% (dato anche l’incremento del bonus regionale).

Dunque cosa c’è che non mi torna? Se mi danno il contentino del 2%, ne deduco che, visto il periodo elettorale in cui è più facile essere “buoni”, qualcosa mi dice che il nuovo sistema non ha portato al complessivo calo del costo di servizio raccolta, che sarà rimasto invariato rispetto un anno prima.

Il sistema non ha funzionato quindi come previsto. Nessun minor costo ma a detta dell’amministrazione, molti meno rifiuti. Faccio un rapido ragionamento: meno rifiuti, stesso costo: ovvero il sistema calotte ha comportato che la raccolta per chilo di Rifiuto è unitariamente aumentato in modo quasi proporzionale alla riduzione delle quantità!

Ciò si traduce nel banale conteggio che il sistema adottato è enormemente più costoso al cittadino, ma anzi si è pure visto aumentare di ben 10 volte gli abbandoni stradali. Oggi un chilo di rifiuto ci costa molto più che nel 2017. Definirlo un ottimo risultato io lo catalogherei un eufemismo!

Un costo unitario fortemente in salita con l’incremento del danno ambientale la trovo una presa in giro per tutti i cittadini che tra l’altro ha dovuto rivoluzionare completamente il loro quotidiano modo di gestire la raccolta. Danno e beffa che la giunta Pd ha abilmente nascosto nelle cifre assolute occultando il rapporti unitari, ovvero l’elemento base di una analisi banale e seria dei costi.

Ho sempre sostenuto che il sistema così non funziona, che la raccolta rifiuti va ripensata e aggiornata totalmente: ci ha dato solo danni ambientali e nessun vantaggio economico. Tanta fatica per pagare uguale.

Aggiungo una provocazione: se mandiamo solo 15mila tonnellate di rifiuti all’inceneritore, impianto da oltre 120mila tonnellate, perché non lo spegniamo visto che ragionevolmente apparirebbe eccessivamente sovradimensionato per le necessità? Credo non sarà fatto, forse perché per far continuare a lavorare il gestore, importeremo rifiuti da fuori o bruceremo il riciclato, soprattutto in plastica. Tanto lavoro in fumo, un fumo che continueremo a respirarci quotidianamente.

Paolo Pennini per la lista civica Ferrara Cambia e Comitato Mi Rifiuto

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