Mercoledì 6 marzo, alle ore 21, arriva al Cinema Boldini – in versione originale con sottotitoli in italiano – Jules et Jim, capolavoro della Nouvelle Vague diretto da François Truffaut, grazie al progetto Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna, che si prefigge di distribuire nelle sale dell’intero territorio nazionale una serie di grandi film del passato restaurati con tecnologia digitale.
“Mi hai detto: ti amo. Ti dissi: aspetta. Stavo per dirti: eccomi. Tu mi hai detto: vattene”. Questo è l’incipit conciso e spiazzante del film che narra uno degli amori meno convenzionali della storia del cinema, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Henri-Pierre Roché, opera prima dell’autore già ultrasettantenne, che il giovane Truffaut scopre casualmente rovistando tra i libri in offerta in piazza Palais Royale. Roché approva l’idea di trarre un lungometraggio dal suo romanzo, che non ha trovato fortuna editoriale, proponendosi di aiutare il regista nel lavoro di adattamento; purtroppo non riesce nel suo intento: morirà prima dell’inizio delle riprese.
Nella Parigi bohémienne degli anni Dieci, nel quartiere di Montparnasse, Jules, austriaco, e Jim, francese, entrambi appassionati di arte e di letteratura, si legano in un’amicizia per certi aspetti spirituale, trascorrendo il loro tempo nella lettura di poesie, discutendo di arte e, talvolta, alla ricerca di ragazze. Il loro rapporto verrà sconvolto dall’incontro con la bellissima e libera Catherine, impersonata da una magnifica Jeanne Moreau, che con i suoi travestimenti, le corse, i tuffi improvvisi nella Senna ed il broncio altero, assurge a simbolo del nuovo cinema francese. Il film racconta vent’anni nella vita dei protagonisti: il loro tentativo di amarsi attraverso il tempo, la guerra, matrimoni e amanti, superando ogni regola e catalogazione.
La canzone di Georges Delerue, Le Tourbillon, cantata da Catherine in una delle scene più emblematiche del film, per dichiarazione dello stesso Truffaut, chiarisce il senso più profondo della trama e rimanda all’immagine di un carosello in cui i personaggi ruotano vorticosamente tra la vita e la morte, conoscendosi, riconoscendosi, per ritrovarsi e infine perdersi: “On s’est connus, on s’est reconnus, on s’est perdus de vue, on s’est perdu de vue, on s’est retrouvés, on s’est rechauffés, puis on s’est séparés. Chacun pour soi est reparti, dans l’tourbillon de la vie.”
In dialettica contrapposizione tra morale e trasgressione, tra gioioso lirismo e angoscia di morte, Truffaut ci regala uno sguardo fresco e nuovo sull’amore, in tutte le sue forme e declinazioni. Racconta, senza la tipica retorica di rivalità e possessività che caratterizza simili triangoli, da una parte l’amore profondo tra due uomini, tradotto in un’indissolubile amicizia; e dall’altra, quello vorticoso e mutevole che Catherine prova per entrambi i protagonisti nell’arco della loro storia. I due amici sembrano capire che nessuno di loro può “possedere” Catherine, e cercano di accettarla e amarla per come è fatta, per chi è davvero.
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