Vittorio Sgarbi all’inaugurazione del Meis nel dicembre 2017
Avversario dichiarato della giunta Tagliani in numerose battaglie politiche e culturali, ma allo stesso tempo tra i primi ideatori e promotori con Alain Elkann nel lontano 2001 del progetto Meis: se oggi c’è una persona che può esprimersi sulla polemica tra governo nazionale e amministrazione ferrarese in modo ‘equidistante’, molto probabilmente è il politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi. Parliamo ovviamente dell’inaspettata cancellazione dello stanziamento da circa 24 milioni di euro per il completamento dell’ultimo lotto del Meis, che ha visto il sindaco Tagliani rivolgere un appello generale a parlamentari e amministratori locali per convincere il ministro alla cultura Alberto Bonisoli a cambiare linea.
E Sgarbi, un mese dopo la battaglia contro l’amministrazione ferrarese e l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti, questa volta appoggia in buona parte l’appello del sindaco e annuncia un suo prossimo incontro col ministro Bonisoli, per cercare di far ripartire il progetto e sbloccare le risorse destinate al Meis. “Sono uno dei promotori del museo e credo che questa decisione del ministero possa essere pericolosa. Tra tre giorni vedrò Bonisoli e gli chiederò spiegazioni su questa decisione: potrebbe trattarsi di un taglio generalizzato e non rivolto solo a Ferrara, anche se le perplessità rimangono”.
A prescindere dalle ragioni del taglio, secondo Sgarbi è innegabile che la cancellazione del finanziamento avrà ripercussioni politiche a Ferrara anche in chiave elettorale. E in questo scenario il candidato del centrodestra Alan Fabbri potrebbe essere l’ago della bilancia per muovere la posizione del governo. “Con un governo Lega – 5 Stelle in carica, se questa decisione viene attribuita all’esecutivo anche la componente leghista può trarne svantaggio. Quindi occorre che Fabbri alzi le chiappe e si faccia promotore di questa questione presso il governo, per capire se si tratta di una decisione inevitabile o se è una linea del solo Movimento 5 Stelle, e in quel caso potrebbe attaccare i suoi rappresentanti. È un tema complesso, soprattutto con le elezioni che si avvicinano. Se Fabbri non prenderà posizione, allora il Pd potrà dire che si tratta di una ripicca del governo all’amministrazione di sinistra. Ma il tutto dipenderà anche dai rapporti elettorali che Lega ed M5S stringeranno a Ferrara in queste settimane. Per quanto mi riguarda, mi farò carico della questione a livello nazionale”.
La discussione sul progetto del Meis secondo Sgarbi potrebbe rivelarsi anche un’occasione per ragionare sull’offerta culturale del museo, anche nell’ottica di attirare maggiore supporto e finanziamenti da finanziatori internazionali: “Se devo trovare un problema a come è stato pensato il Meis è che si tratta di un museo anti-israeliano, che celebra l’ebraismo soprattutto per la Shoah e le tragedie. Ma un museo come questo dovrebbe avere un sostegno internazionale in cui Israele dovrebbe essere in prima fila. Sono approcci culturali che determinano il finale della partita: in Italia esiste una linea molto filopalestinese, con intellettuali ebrei che considerano Israele una sorta di stato-canaglia. Ma non si possono tenere su due piani separati la Shoah e Israele, che è nato proprio da quella tragedia. E un museo della Shoah non può avere timore di avere rapporti con quel paese”.
E per quanto riguarda il progetto in sé che è stato bloccato, qual è (o qual era) il giudizio del critico d’arte? “Lo reputo un progetto civile e abbastanza bello, anche se un po’ distruttivo. Personalmente non avrei autorizzato la demolizione delle mura dell’ex carcere, ma ho un approccio più conservatore per questi interventi”.
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