Attualità
23 Febbraio 2019
La storia di Edmondo Bragaglia rivive nel documentario di Carlo Magri, che spiega: "Il mio obiettivo era quello di non perdere un aspetto culturale e artistico della nostra città"

Telemondo Ferrarese, quando una delle prime televisioni private italiane era al grattacielo

di Redazione | 4 min

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Da Lido degli Estensi a Ferrara, dalla fotografia alla televisione, passando per Radio Estense Informazioni, quello di Edmondo Bragaglia è uno degli esperimenti più affascinanti e sconosciuti che abbiano mai accompagnato e caratterizzato il panorama artistico e culturale ferrarese sul finire degli anni settanta, ma non solo.

Prima dell’avvento di Mediaset e della fine del monopolio Rai infatti, che comportò una vera e propria rivoluzione del sistema televisivo italiano, alzi la mano chi sapeva che all’ombra del Castello Estense, in una minuscola sala ai piedi del grattacielo – per volere dello stesso Bragaglia – venne fondata nel 1977 una delle prime tv private nazionali: Telemondo Ferrarese.

Di sicuro ne era a conoscenza il documentarista Carlo Magri, che attraverso attente e precise ricerche storiche al fianco dell’associazione De Humanitate Sanctae Annae del presidente Riccardo Modestino, ha fatto rivivere tutta la magia e l’estro geniale di una televisione libera e del suo inventore in un cortometraggio curato in ogni minimo particolare, arricchito da testimonianze e video da nastri originali sopravvissuti alla sua collezione privata e proiettati in anteprima privata a Palazzo Roverella, in collaborazione con il Circolo Negozianti.

“Fare film è come raccontare, e dietro ogni lavoro c’è sempre una ricerca, ma l’idea di scegliere la figura di Edmondo come oggetto del mio documentario è nata abbastanza casualmente – ha spiegato il produttore -. Andando in pensione infatti, mentre ero intento a riordinare il mio archivio, ho trovato uno scatolone di mie audiocassette su cui Mondo (così veniva chiamato amichevolmente Bragaglia, ndr) aveva inciso del suo materiale e mi sono chiesto ‘perché non recuperare questa esperienza?’. Tant’è che ho cominciato a contattare i protagonisti e, grazie agli spezzoni delle varie interviste realizzate, ho deciso di creare un montaggio ragionato, servendomi degli aneddoti che alla fine hanno portato alla produzione di un documentario lungo un’ora e un quarto”.

Edmondo Bragaglia

E così, dalle parole e dai ricordi del medico e musicista Ricky Scandiani al racconto del vetrinista Piero Pavani – che “di giorno lavorava alla Standa e di notte creava i fondali per gli studi di registrazione di Telemondo” – senza dimenticare i preziosi contributi del giornalista Maurizio Olivari, dell’astrologa Valeria Pandolfi e di tanti altri personaggi che all’epoca resero l’emittente televisiva famosa nelle case dei ferraresi, il lavoro di Magri ricostruisce lo spaccato di una Ferrara che per la prima volta ascolta in diretta le telecronache della leggendaria Spal di Caciagli e si immerge nel dialetto dei bar della provincia con la ‘Briscula ciacarona’, balla a ritmo di musica jazz con ‘Cabarazz’ e attende con ansia notte tarda per  ‘Spogliando Margherita’, piccante prototipo di quel ‘Colpo grosso’ che arriverà al successo con Umberto Smaila qualche anno più tardi.

Un vero e proprio fulmine a ciel sereno, un’idea rivoluzionaria all’interno di un contesto storico e culturale che a quel tempo vedeva il più ampio panorama italiano alle prese con gli anni di piombo e il periodo delle stragi, ma anche e soprattutto con una grande voglia di indipendenza giornalistica, tramutata da Bragaglia in un palinsesto ricco di programmi genuini e privi di limitazioni, dove a fare la voce grossa erano la creatività senza freni del padrone di casa e di coloro che per passione lo aiutavano, con l’impegno popolare di dare voce alla gente. In parole povere, una visione romantica di fare informazione e creare intrattenimento, che per certi aspetti ebbe la virtù di anticipare molte caratteristiche dei format televisivi attuali.

Un sogno durato circa cinque anni che, incapace di adattarsi alle logiche di mercato dettate dalla sempre più crescente concorrenza, cessò di esistere e finì nel dimenticatoio fino a giorni nostri, fino al prezioso lavoro di taglia e cuci di Carlo Magri, premiato dal riscontro positivo di esperti, appassionati e semplici curiosi ansiosi di conoscere più a fondo la genesi di Telemondo Ferrarese e riscoprire la figura di un personaggio poliedrico dal calibro di Mondo, come lui stesso ammette a margine della proiezione.

“La risposta ottenuta per questo lavoro è stata paurosa e, quando ho messo sui social la locandina dell’evento, tanta gente mi ha chiesto se poteva venire. Abbiamo raggiunto più di cento likes e numerosi commenti su Facebook. Addirittura mi hanno proposto di organizzare una proiezione in zona Gad, perché è lì che ha avuto inizio tutto, ma questo non dipende da me. Il mio obiettivo era quello di diffondere questa storia per non perdere un aspetto culturale e artistico della nostra città. Spero di esserci riuscito”.

 

 

 

 

 

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