Politica
21 Febbraio 2019
"Esercito? Meglio biblioteca e presidio scolastico. Ogni evento viene ingigantito, andiamo verso una battaglia razziale?"

Gad. “Non militarizziamo il quartiere”

di Redazione | 3 min

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“Contro la violenza la soluzione non è militare, anzi, un quartiere militarizzato è un quartiere perso per tutti“. È un appello a recuperare la zona Gad senza “promesse di soluzioni semplici e radicali come l’uso dell’esercito, scelta rarissima persino nei quartieri più violenti delle metropoli europee”, quello lanciato da Cittadini del Mondo, Associazione Nigeriana Ferrara, Ferrara che Accoglie e Rete per la Pace.

L’appello delle quattro associazioni – preoccupate per il rischio di una “battaglia razziale” – giunge dopo i disordini scoppiati sabato sera sotto al grattacielo, di cui i firmatari danno una versione ridimensionata rispetto alla “guerriglia urbana” o alla “Ferrara sotto assedio” riportata dai media e da alcuni politici.

Ecco la descrizione dei fatti: “Sabato scorso dopo le 20 un ragazzo di 28 anni nigeriano, cercando di sottrarsi ad un controllo di una pattuglia di carabinieri, viene investito da un’auto privata. Il ragazzo ferito è stato portato in ospedale e dimesso il giorno successivo con 18 giorni di prognosi. Nel passaparola la notizia si è trasformata e si è sparsa la voce che un ragazzo nigeriano fosse stato investito e ucciso dall’auto dei carabinieri. Da qui la rabbia di una quarantina di ragazzi che al grattacielo hanno rovesciato i cassonetti dei rifiuti e urlato contro le forze dell’ordine. Nessuna testimonianza né filmato ha messo in evidenza attacchi fisici“.

Ma l’uso dei fatti diventa, secondo le associazioni, strumentale a seminare il terrore: “La descrizione, riportata sopra in poche righe, occupa nei media uno spazio enorme: leggendo o ascoltando attentamente si ritrovano tutti gli elementi ma in un mare di commenti, invettive e ovviamente indicazioni politiche. L’uso che ne fa la politica, sempre in campagna elettorale, è guadagnare voti con tante promesse urlate e nessun progetto realistico o realizzabile, a parte i continui annegamenti nel Mediterraneo“.

“Nessuno è giustificato a rovesciare i cassonetti né ad urlare contro le forze dell’ordine – puntualizzano Cittadini del Mondo, Associazione Nigeriana Ferrara, Ferrara che Accoglie e Rete per la Pace – ma ormai da anni si parla e si sparla di questo quartiere, ogni evento viene ingigantito, ogni intervento denigrato, ogni tentativo di miglioramento deriso. È la nostra città! Ne vogliamo perdere un pezzo?”.

Da qui l’invito ad abbassare i toni: “Forse dobbiamo cambiare metodi e cercare nuovi canali di comunicazione. Se ci sono degli spacciatori abbiamo la polizia per arrestarli, se ci sono comportamenti scorretti vanno perseguiti, la legge va applicata. Se ci sono bambini che hanno difficoltà ad andare a scuola vanno aiutati, se ci sono donne che hanno bisogno di uno spazio, cerchiamolo insieme”.

La ricetta proposta, come anticipato, non riguarda gli uomini in divisa: “Il quartiere va rivalutato incentivando l’apertura di esercizi commerciali, l’uso dei locali vuoti, promuovendo una biblioteca popolare, un presidio scolastico permanente e attività culturali e festive non sporadiche ma a cadenza regolare, come cineforum, mercatini e via dicendo”.

“È interesse di tutti trovare canali di comunicazione e non serve a nessuno militarizzare e chiudere una parte della città come fosse un’eterna partita di calcio da gestire con muri e transenne” chiosano i quattro firmatari della lettera, “spaventati dalle parole che sentiamo circolare, anche da soggetti pubblici. Dove portano? A una battaglia razziale?”.

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