Un incontro tra risparmiatori e governo nella sede del Ministero delle Finanze
Doveva essere un trionfo di democrazia e partecipazione ‘dal basso’, ma ogni giorno che passa il decreto rimborsi per Carife e le banche azzerate si addentra sempre più nelle segrete stanze dei palazzi romani. È questa l’impressione che aleggia sempre più tra i risparmiatori delle tre associazioni impegnate nella battaglia per i rimborsi (Risparmiatori Azzerati Carife, Movimento Risparmiatori Traditi e Amici di Carife), che già la settimana scorsa avevano espresso parecchie lamentele per non aver ricevuto e visionato la bozza del decreto attuativo (attesa per l’8 febbraio) prima dell’incontro al ministero delle finanze di giovedì scorso.
Ma in questi giorni un nuovo timore si fa largo tra gli ex azionisti delle banche azzerate, relativo a un ‘comma sospetto’ mai proposto dai risparmiatori né presentato pubblicamente dai sottosegretari al Mef Bitonci e Villarosa o da altri esponenti del governo. E che potrebbe aprire il fondo risarcimenti anche a potenziali speculatori, o comunque a persone e società che non sono state vittime né di truffe bancarie né di macro errori a livello ‘di sistema’. Si tratta di quella platea di “aventi diritto” (descritta al comma C1 dell’articolo 3) che “hanno acquisito dai ‘risparmiatori’ la proprietà degli strumenti finanziari delle banche in liquidazione successivamente alla data del provvedimento di messa in liquidazione e sono anche in possesso dei medesimi titoli alla data della presentazione della domanda di indennizzo al Fir”.
Parliamo quindi di persone e società che hanno acquistato i titoli dai risparmiatori solo quando la crisi delle banche era un fatto ormai pubblico, quindi a costi relativamente stracciati, e che ora potrebbero avanzare le stesse richieste di rimborso di chi li acquistò direttamente dalle banche. Identificare e quantificare questa platea di “aventi diritto” è al momento impossibile e anche tra gli esponenti del governo non sembra esserci molta chiarezza. Il sottosegretario al Mef del Movimento 5 Stelle Alessio Villarosa, interpellato dal Corriere della Sera sulla questione, ha affermato: “Non ne so nulla. Devo verificare. Se il testo però va in questa direzione, andrà corretto. L’obiettivo è ristorare chiunque sia in possesso dei titoli alla data della liquidazione”.
Una risposta che non basta a estinguere i timori delle associazioni, che già in dicembre con la bozza della manovra di bilancio si trovarono di fronte ad alcune sgradite ‘sorpresine’, prima tra tutte il comma (rimosso in seguito alle lamentele delle associazioni) che imponeva la rinuncia a qualunque altra pretesa legata ai titoli bancari per chi avesse accettato il rimborso del 30% del Fir. E tra i risparmiatori oggi si fa sempre più largo l’impressione di essere trattati un po’ come ‘pedine’ in un gioco di equilibri politici tra i partiti di governo. “Mi dispiace molto dirlo – commenta con amarezza Milena Zaggia del Movimento Risparmiatori Traditi -, ma i risparmiatori sono stati uno strumento per le elezioni politiche di marzo, e adesso lo saranno per quelle europee. Nella bozza che hanno presentato la settimana scorsa ci sono dei contenuti che non erano mai stati concordati: oltre a questa possibile apertura a speculatori o altri soggetti, c’è ancora l’obbligo di dimostrare il misselling, non più con l’Acf ma attraverso una nuova commissione tecnica, che non sappiamo nemmeno da chi e come sarà composta. Ma la cosa più grave secondo me è questa dilazione dei tempi: stanno tenendo bloccato un miliardo e mezzo e nel frattempo è sparito anche l’altro miliardo di euro di cui Bitonci aveva annunciato l’arrivo. Comportarsi in questo modo significa vendere fumo”.
Concetti appoggiati anche da Katia Furegatti dei Risparmiatori Azzerati Carife, che sottolinea come nelle richieste inviate dalle associazioni non fosse presente alcun riferimento a chi acquistò titoli dopo la notizia della liquidazione delle banche e che nessun esponente del governo ne parlò pubblicamente coi risparmiatori.
Anche l’avvocato Stefano Di Brindisi, che assiste circa 1.100 risparmiatori ferraresi coinvolti nel crac Carife, spiega che “il governo dovrà chiarire questo provvedimento che ha inserito nella bozza del decreto, per il quale non c’è alcun precedente specifico. Visto che hanno creato una diversificazione tra risparmiatori, successori e ‘aventi diritto’, ci dovranno spiegare il motivo di questa scelta e cosa comporta”. Una norma che secondo Di Brindisi dovrà essere chiarita – ed eventualmente contestata – soprattutto quando si parla di titoli acquistati “successivamente alla data della messa in liquidazione”: ma il presupposto su cui poggia il fondo risarcimenti non sta proprio nell’impossibilità per i risparmiatori di capire i rischi a cui andavano incontro? “È assolutamente così – conferma Di Brindisi -, ed estendere la platea degli aventi diritto a chi acquistò i titoli dopo il crac intaccherebbe questo principio”.
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