Lettere al Direttore
19 Febbraio 2019

Il disastro della Gad

di Redazione | 3 min

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I fatti del sabato sera sotto il grattacielo rappresentano la più bassa e triste pagina della politica e della vita sociale di Ferrara. Il disastro è soprattutto sociale e rappresenta l’ultimo grande esempio del fallimento del modello di integrazione in salsa democratica ferrarese.

Tempo fa l’assessore Modonesi sbandierava sui giornali il calo della delinquenza: lo abbiamo visto tutti come sabato questo calo sia solo una fervida immaginazione di un assessore che sosteneva che il male in città era la percezione di cittadini che non volevano l’accoglienza.

Ci siamo sentiti dire che la mafia nigeriana non esiste, che non c’è una organizzazione dietro prostituzione e spaccio, che i noti biciclettatori notturni per le vie cittadine erano fenomeni isolati e di mancata integrazione. Derisero l’arrivo dell’esercito, descritto da qualche lungimirante consigliere Pd più pericoloso e allarmante della delinquenza stessa.

Tutto pur di difendere un modello di pseudo accoglienza che portava i buonisti a essere appunto quelli dal lato giusto, i critici essere solo dei razzisti. Dovevamo capire i problemi dei migranti, delle guerre da cui vengono, delle famiglie distrutte, del malessere economico che vivono.. vero.. sono il primo a pensare che chi sta male se ne va e cerca di meglio: ma è mancata l’altra parte dell’analisi ovvero il problema di chi si è trovato a vivere una delinquenza crescente che ha svalutato immobili, chiuso le persone in casa e condannato un quartiere al disagio economico che via via si è esteso come una piovra su tutta la città fin sotto le facciate del duomo.

Questa non è stata accoglienza. Questa è stata mala gestio e imprudenza. Si è accettato di prendere tutti, di non verificarne l’impatto sul tessuto sociale creando un disastro di proporzioni cittadine rendendo una città sicura un luogo da cui scappare. Accettare come percezioni i cittadini che protestano è mancanza di orecchio politico: un trincerarsi nel palazzo credendo arrogantemente di avere ragione. Ma non vedere il problema non significa risolverlo: è semplicemente farlo crescere come un cancro che distrugge tutto.

Il Pd, Tagliani e Modonesi, che aspira al nuovo ruolo di sindaco hanno adottato un modello che non è né di accoglienza ne di integrazione: è un’accozzaglia di voltafaccia che hanno portato i ferraresi a essere sempre più incazzati e sentirsi abbandonati arrivando a non tollerare lo straniero che nel frattempo, nel suo lato più oscuro e incontrollato ha sviluppato una delinquenza urbana semplice e oggi organizzata.

Questa non è accoglienza. Questa non è integrazione. Integrare è dare l’opportunità a chi viene di potersi costruire un futuro per sé e la sua famiglia, non ritrovarsi a spacciare per le strade. Portare troppa gente in un tessuto urbano che non era in grado di accoglierli ha degenerato nel peggio, facendo del male a tutti. È il modello Pd che ha fallito. Ha fallito perché incapace di ponderare le necessità e i bisogni di stranieri e cittadini, perché ha fatto piovere dall’alto le sue decisioni senza spiegare alla città ragioni e motivi delle scelte e così siamo arrivati alle risse, ai feriti, ai quartieri abbandonati, all’odio razziale. Questa giunta ha distrutto il tessuto sociale di una città e chi verrà avrà un arduo compito di ricostruzione e di riconciliazione lungo da fare.

Gli errori si pagano, purtroppo non li pagherà solo il Pd ma tutti noi cittadini che dovremo rimboccarci le maniche per ricostruire quell’equilibrio che ci è stato tolto.

Paolo Pennini

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