“Quello di oggi al Ministero delle Finanze è stato un incontro molto tecnico, concreto, e utile. Abbiamo avuto alcune delle garanzie che richiedevamo, anche se abbiamo ancora qualche rilievo da presentare per la versione definitiva del decreto”.
Sono queste le parole di Marco Cappellari, presidente dell’associazione Amici di Carife di ritorno da Roma con ‘in saccoccia’ la bozza del decreto attuativo per i rimborsi ai risparmiatori delle banche azzerate.
Un incontro che, come preannunciato, è stato disertato dalle associazioni Risparmiatori Azzerati Carife e Movimento Risparmiatori Traditi, che lamentano i ritardi nei tempi con cui il governo ha lavorato al decreto (che doveva essere presentato a fine gennaio).
Ritardi o meno, secondo Cappellari il testo prodotto nelle ultime settimane dal governo soddisfa buona parte delle richieste dei risparmiatori, anche se il presidente dell’associazione spiega di voler mantenere alta la guardia per evitare brutte sorprese, legate ad un paio di commi dal contenuto ancora ambiguo.
Ma partiamo dal ‘bicchiere mezzo pieno’: nel decreto non si fa più riferimento alla necessità di rivolgersi all’arbitrato dalla Consob (Acf) per dimostrare la propria posizione di “avente diritto” ai rimborsi. I risparmiatori di fatto dovranno presentare semplicemente la documentazione relativa ai titoli acquistati nelle banche finite in liquidazione, e spetterà poi alla Consob e al Fondo Interbancario coordinarsi per fornire alla commissione tecnica del fondo tutti i dati relativi alle singole posizioni.
Un nodo questo piuttosto critico, visto che nelle ultime settimane è emerso il timore di rilievi o addirittura sanzioni da parte della Comunità Europea nel caso il governo italiano dovesse eliminare ‘l’onere della prova’ per verificare la platea degli aventi diritto ai rimborsi. Secondo Cappellari, i sottosegretari al Mef Alessio Villarosa (M5S) e Massimo Bitonci (Lega), insieme al direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, hanno però chiarito che “non è arrivato nessun tipo di rilevo ufficiale al governo italiano, ma solo una lettera informale di un funzionario”.
Passiamo alle tempistiche: ora le associazioni dovranno mandare le proprie osservazioni al Mef entro lunedì alle 12, dopodiché il governo pubblicherà il decreto attuativo, a cui ne seguirà un altro nel giro di un paio di mesi che disciplinerà i tempi e le modalità dei risarcimenti. Quindi attorno ad aprile – salvo ritardi nel calendario – i risparmiatori dovrebbero poter iniziare a richiedere i rimborsi e avranno 180 giorni di tempo dalla data di pubblicazione del secondo decreto.
Ma ora guardiamo anche a quello che Cappellari definisce “il bicchiere mezzo vuoto”, ovvero le possibili criticità del testo. La prima riguarda la rivalutazione dei rimborsi secondo i canoni dell’inflazione: il decreto infatti parla di rimborsi al “30% della cifra di acquisto”, che potrebbe penalizzare chi ha comprato azioni in tempi più remoti (in particolare prima dell’introduzione dell’euro). Le associazioni richiedono che i rimborsi vengano rivalutati secondo le stime Istat sull’inflazione. Il secondo punto, a cui accennavamo inizialmente, riguarda un comma un po’ ambiguo sulla documentazione che i risparmiatori devono presentare. Nell’artciolo 4, comma d, si legge infatti che va inserita anche la “copia di eventuale documentazione bancaria o amministrativa (Acf o Autorità Vigilanza) o giudiziale idonea a comprovare violazioni massive del T.U.F. (testo unico sulla finanza, ndr) che hanno causato il danno ingiusto ai risparmiatori”.
Il timore delle associazioni insomma è quello di vedere l’arbitrato dell’Acf rientrare dalla finestra proprio nel momento in cui la sua presenza sembrava scongiurata. Ma si potrebbe interpretare anche (in virtù della parola ‘eventualmente’) come una richiesta opzionale e relativa solo ai risparmiatori che hanno già ottenuto un parere dell’Acf: questo sarà uno dei punti che Amici di Carife e le altre associazioni dovranno chiarire nel mandare i propri rilievi al Mef, entro lunedì 18 febbraio alle 12.
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